Un elevato numero di specie animali popola la Vena del Gesso romagnola. Questa straordinaria formazione rocciosa, vera e propria “mini catena montuosa” esclusivamente costituita di selenite, presenta una grande diversità ambientale, che determina una notevole ricchezza faunistica, ben superiore alle altre aree dell’Appennino settentrionale.

In particolare, fanno la differenza le specie che vivono o frequentano l’ambiente più peculiare della Vena del Gesso, il silenzio e buio universo delle grotte, come le tante specie di Invertebrati e le grandi colonie di pipistrelli.

Tra le altre specie di mammiferi e anche tra gli uccelli, comunque, vi sono specie emblematiche, come il lupo e il gatto selvatico o come i maestosi ed affascinanti gufo reale e biancone.

Altro motivo di interesse è dovuto al fatto che questa ricchezza di specie è conservata in un’area tutto sommato ristretta, ma con aree a naturalità piuttosto elevata, in una zona collinare ad appena 300-400 metri di altezza e a circa 10 Km in linea d’aria dalla Via Emilia.

 

 

Mammiferi

 

Tra i mammiferi da citare innanzitutto i pipistrelli, per i quali la Vena del Gesso è un punto di eccellenza nazionale ed internazionale, con addirittura 19 specie in totale e con importantissime colonie riproduttive o invernali, nelle grotte, di ferro di cavallo maggiore, ferro di cavallo Eurìale, vespertilio maggiore, vespertilio di Blyth, miniottero, quest’ultima specie presente con oltre 15.000 esemplari in periodo invernale. Altri mammiferi da segnalare sono il lupo, il gatto selvatico, il capriolo, l’istrice e il raro quercino.

 

Ferro di cavallo Eurìale (Rhinolophus euryale)

Specie sedentaria, tipica di aree con clima mediterraneo. Utilizza le grotte e gallerie artificiali sia per la riproduzione, sia per il letargo. Può formare colonie riproduttive e svernanti miste con altre specie, come ferro di cavallo maggiore, vespertilio maggiore e miniottero. Caccia soprattutto farfalle notturne, catturate nei boschi.

Nella Vena del Gesso vi sono una grande colonia svernante (oltre 1000 esemplari) presso il complesso carsico Rio Stella-Rio Basino, una colonia riproduttiva di circa 500 femmine in una grotta nell’area di Monte Mauro e un’altra colonia riproduttiva di circa 100 femmine nel tratto storico della Grotta del Re Tiberio.

 

Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum)

Specie sedentaria, si sposta di qualche decina di chilometri tra i rifugi estivi e quelli invernali. Per la riproduzione utilizza sia grotte che edifici, ma il letargo è sempre all’interno di cavità sotterranee, spesso con altre specie, come ferro di cavallo Eurìale, verpertilio smarginato e miniottero. Si nutre di farfalle notturne e coleotteri, che cattura sia in volo fra le chiome degli alberi, sia sul terreno in ambienti prativi.

Nella Vena del Gesso è la specie più comune in grotta dopo il ferro di cavallo minore ed è presente con grandi colonie svernanti di alcune migliaia di esemplari nelle gallerie dell’ex cava Spes, nel Buco del Noce,  nel complesso carsico Rio Stella-Rio Basino e, soprattutto, nelle gallerie della cava di Monte Tondo.

 

Vespertilio maggiore (Myotis myotis)

Specie migratrice a corto raggio o sedentaria, compie spostamenti di alcune centinaia di chilometri tra i rifugi estivi e quelli invernali. Lo svernamento avviene sempre in grotte o in rifugi sotterranei artificiali, mentre le colonie riproduttive possono essere in edifici, ma sono quasi sempre in ambienti sotterranei nella parte meridionale dell’areale, Italia compresa, spesso in coline miste con vespertilio di Blyth e miniottero. Caccia soprattutto coleotteri terricoli, che cattura a terra in ambienti aperti con erbe basse o in boschi radi e con poco sottobosco.

Nella Vena del Gesso è presente una colonia riproduttiva di alcune centinaia di femmine in una grande colonia con vespertilio di Blyth e miniottero nelle gallerie della Cava di Monte Tondo.

 

Vespertilio di Blyth (Myotis blythii)

Specie migratrice a corto raggio o sedentaria, compie spostamenti superiori alle due specie precedenti, dell’ordine anche di alcune centinaia di chilometri, tra i rifugi estivi e quelli invernali. La riproduzione è quasi sempre in grotta nella parte meridionale dell’areale di distribuzione (Italia compresa), spesso in colonie miste, mentre per lo svernamento la specie utilizza ovunque grotte e gallerie artificiali. Si ciba quasi esclusivamente di grosse cavallette, che cattura sull’erba alta delle praterie.

Nella Vena del Gesso è presente con alcune centinaia di esemplari in una grande colonia mista di riproduzione con il simile vespertilio maggiore e il miniottero nelle gallerie della Cava di Monte Tondo.

 

Miniottero (Miniopterus schreibersii)

Specie sedentaria, soprattutto nella parte meridionale dell’areale di distribuzione, ma può compiere spostamenti di alcune centinaia di chilometri tra le zone estive e quelle invernali. È specie tipicamente sotterranea, sia per la riproduzione, sia per il letargo, infatti, predilige grotte e gallerie artificiali. Forma grandissime colonie sia per la riproduzione, sia per il letargo, talvolta con decine di migliaia di esemplari, spesso con altre specie, sia ferri di cavallo, sia vespertilioni. Cattura soprattutto farfalle notturne, con un volo velocissimo, in ambienti aperti, lungo corsi d’acqua, ai margini della vegetazione arborea o anche in prossimità dei lampioni stradali.

Nella Vena del Gesso è la specie più abbondante, concentrata nelle gallerie della cava di Monte Tondo, d’estate in una colonia mista con vespertilio maggiore e vespertilio di Blyth di circa 3000-4000 esemplari, d’inverno con una straordinaria colonia monospecifica di 16000-18000 esemplari, che rappresenta una delle più importanti a livello nazionale.

Piccola colonia di ferro di cavallo euriale nella Grotta Risorgente del Rio Basino.

Colonietta svernante di Vespertilio smarginato (foto F. Grazioli).

Grande Myotis e Miniottero (foto F. Grazioli).

Ferro di cavallo maggiore (foto F. Grazioli).

Quercino (Eliomys quercinus)

Specie notturna, molto schiva e solitaria. In periodo riproduttivo forma un nido globoso su alberi o arbusti, con materiale vegetale, talvolta utilizzando nidi di scoiattoli, uccelli, cavità nel suolo, anfratti tra le rocce, cataste di legna; per il letargo invernale predilige cavità di alberi, anfratti naturali, muri in pietra, in cui accumula riserve di cibo disponibili al risveglio primaverile. Si ciba di frutti, semi, funghi, germogli, cortecce, ma anche insetti, lumache, anfibi, uova e nidiacei di uccelli. Vive nella macchia mediterranea, ma anche in boschi di latifoglie e conifere e apprezza le aree rocciose, ricche di cavità e nascondigli.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola si trova negli habitat mediterranei tra Monte Mauro e il centro visite Ca' Carné.

 

Istrice (Hystrix cristata)

Specie notturna, che si ripara durante il giorno in tane che scava nel terreno o in cavità sotterranee. Si alimenta di radici, bulbi, tuberi, germogli e cortecce. Per difendersi solleva gli aculei, particolarmente lunghi e acuminati su dorso e nella parte posteriore del corpo e si dirige all’indietro verso l’aggressore, scuotendo la coda, dotata di aculei cavi che producono un suono particolare. I lunghi aculei sono facili da trovare durante le escursioni nella Vena del Gesso. Si trova soprattutto in ambienti caldi e aridi, ma si adatta a boschi di latifoglie, campagne coltivate, rive di fiumi. Nella Vena del Gesso utilizza anche le grotte sia per riprodursi, sia come aree di rifugio.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola, che è stata una delle prime aree colonizzate da questa specie nell’Appennino settentrionale negli anni ’80 del Novecento, è comune e diffuso un po’ ovunque.

 

Lupo (Canis lupus)

Specie sociale (vive in branchi composti da una coppia dominante che si riproduce e esemplari subalterni, quasi sempre figli della coppia stessa, in genere al massimo fino al secondo anno di età) e territoriale (che marca il proprio territorio con feci e urine o ululando per avvisare della propria presenza). Il lupo caccia una vasta gamma di prede, dai piccoli roditori ai grandi mammiferi, soprattutto cinghiali e caprioli; può predare anche bestiame domestico, come pecore, capre e vitelli, che però non costituiscono mai una parte dominante della dieta.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola la specie è presente in modo stabile ed è costantemente monitorata, ma non si forniscono ulteriori dati, poiché ritenuti sensibili per la conservazione di un animale comunque, sempre, a rischio e minacciato dall’attività dell’uomo.

 

Gatto selvatico (Felis silvestris)

Specie fortemente territoriale, elusiva e prevalentemente notturna, ma attiva anche di giorno. Si rifugia in cavità del terreno, come vecchie tane di volpe, istrice o tasso, oppure in cavità degli alberi. Caccia con grande maestria piccoli mammiferi, soprattutto topi, ma anche piccoli uccelli, rettili, anfibi e invertebrati. Frequenta quasi esclusivamente boschi di latifoglie, soprattutto di quercia, ma anche zone umide e margini di aree agricole.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola, come in altre zone dell’Appennino romagnolo, la specie è stata scoperta in anni molto recenti, grazie all’utilizzo delle fototrappole. Nella Vena del Gesso è noto per le zone di Monte Penzola, Monte del Casino e la Sella di Ca’ Budrio, la Sella di Ca’ Faggia e la forra del Rio Basino, ove si trovano le aree boschive più selvagge e meno disturbate.

 

Capriolo (Capreolus capreolus)

Specie sedentaria, prevalentemente notturna, ma attiva anche di giorno, soprattutto al mattino, facile da incontrare lungo i sentieri del Parco. Bruca nelle praterie aperte durante la notte e si rifugia nel folto del bosco durante il giorno. Le femmine e i giovani vivono in piccoli branchi, mentre i maschi sono solitari. Si nutre di erbe, foglie, germogli, frutti, cereali, rami verdi e cortecce. Si adatta ad ambienti diversi, dalla macchia mediterranea alle foreste sia di conifere, che di latifoglie, ma preferisce le aree con alternanza di prati e coltivi con siepi, cespuglieti e boschi di latifoglie.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola è diffuso e relativamente abbondante, ma in perfetto equilibrio con gli ambienti forestali alternati a praterie e macchie.

Istrice (foto F. Grazioli).

Lupo (foto M. Costa).

Gatto selvatico (foto G. Tedaldi).

Capriolo (foto D. Pansecchi).

Uccelli

 

Gli uccelli presentano molte specie di rapaci diurni (8 specie) e notturni (6 specie) nidificanti, tra cui pecchiaiolo (Pernis apivorus), albanella minore (Circus pygargus), biancone (Circaetus gallicus), falco pellegrino (Falco peregrinus) e gufo reale (Bubo bubo).

 

Pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Specie migratrice regolare e nidificante. Nidifica su alberi, nei boschi più maturi e tranquilli del versante settentrionale della Vena del Gesso e delle forre, con almeno tre coppie.

Si nutre di grossi insetti, in particolare calabroni, vespe e api selvatiche.

É molto elusivo e difficile da osservare in periodo riproduttivo, ma durante la migrazione è possibile vedere con una certa facilità gli esemplari in transito che oltrepassano l’Appennino sfruttando le correnti termiche che si alzano al cielo dalle rupi gessose.

 

Albarella minore (Circus pygargus)

Specie migratrice regolare e nidificante.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola è distribuita in tutti i complessi calanchivi che si estendono a nord della Formazione Gessoso-solfifera, con 4-6 coppie. Nidifica a terra, tra le erbe alte dei prati aridi delle argille, nei pascoli e nei coltivi di grano.

L’albanella minore cattura a terra o in volo piccoli mammiferi, uccelli, rettili e grossi insetti.

Nella tarda primavera ed in estate è facile osservare le albanelle guardando i calanchi dall’alto della Vena del Gesso, mentre sorvolano a bassa quota i prati, spesso dopo lo sfalcio, alla ricerca di prede.

 

Biancone (Circaetus gallicus)

Specie migratrice ed estivante.

Regolarmente presente durante i passi migratori, dopo alcuni anni di estivazione ha probabilmente cominciato a nidificare dal 2015 nella Vena del Gesso e certamente nidifica dalla stagione riproduttiva 2017, presso Monte Mauro, sito che indubbiamente presenta habitat ideali per l'insediamento definitivo di questo rapace come nidificante. Frequenta ambienti aperti, con aree rocciose e praterie alternate a cespuglieti ed alberi sparsi, nei pressi di boschi preferibilmente misti in cui collocare il nido.

Preda soprattutto serpenti, ma anche altri rettili e anfibi, uccelli e piccoli mammiferi.

Si può osservare soprattutto durante le migrazioni (in particolare a maggio e a settembre) nelle aree calanchive di Brisighella, a Monte Mauro o lungo la Riva di San Biagio.

 

Falco pellegrino (Falco peregrinus)

Specie sedentaria e nidificante, presente anche con esemplari erratici e svernanti.

Nidifica sulle rupi impervie della Vena del Gesso, in tutti i quattro settori dell'emergenza rocciosa.

L’espansione di questa specie nel Parco della Vena del Gesso Romagnola ha seguito il declino del gufo reale; infatti, le due specie evitano di frequentare le medesime rupi, essendo il grande gufo reale un predatore del più piccolo pellegrino, che riesce a catturare mentre sosta di notte sulle pareti rocciose. Attualmente vi sono 4-6 coppie nidificanti nel Parco..

Il falco pellegrino cattura in volo uccelli fino alla dimensione di un colombaccio, ma mediamente della dimensione di uno storno, specie che rappresenta, localmente, una delle sue prede principali.

Si riesce a scorgere mentre volteggia nei pressi delle rupi della Riva di San Biagio o di fronte alla valle cieca del Rio Stella.

 

Gufo reale (Bubo bubo)

Specie sedentaria e nidificante, presente anche con esemplari erratici.

Frequenta le aree più impervie e selvagge, con minore presenza umana e nidifica nelle cavità delle rupi gessose, ormai con una sola coppia.

Il gufo reale è noto storicamente come nidificante in zona, ma il numero di coppie è progressivamente diminuito negli ultimi 30 anni dalle tre iniziali, a due e, attualmente, ad un’unica coppia, il cui tentativo di nidificazione è fallito nel 2014 per l'uccisione della femmina, dopo che nel nido erano state deposte due uova ed è, invece, andato a buon fine nel 2015, dopo la ricostituzione della coppia. Nel 2016 e nel 2017 la nidificazione non è stata accertata, ma in entrambi le stagioni riproduttive un maschio ha cantato per tutto il periodo presso il sito di nidificazione.

Il gufo reale si ciba di vertebrati e invertebrati, fino alle dimensioni di un cucciolo di capriolo; localmente la dieta sembra costituita principalmente da ricci, ratti, lepri.

Osservare il gufo reale è quasi impossibile, ma tra gennaio e marzo può essere udito il potente richiamo notturno del maschio.

Pecchiaiolo (foto M. Costa).

Albarella minore (foto D. Pansecchi).

Falco pellegrino (foto D. Pansecchi).

Gufo reale (foto I. Fabbri).

Rettili

 

Per quanto riguarda i rettili, sono da segnalare in particolare due specie tipicamente mediterranee, come il colubro di Riccioli e il geco comune.

 

Colubro di Riccioli (Coronella girondica)

Serpente innocuo, tipicamente mediterraneo. Predilige le zone calde e asciutte, con vegetazione caratteristica della macchia mediterranea, boschi radi, aree rocciose prati aridi e coltivi; la Vena del Gesso è, pertanto, un luogo davvero ideale per le esigenze ecologiche di questa specie.

Si nutre prevalentemente di piccoli rettili, ma anche di uova, nidiacei e piccoli mammiferi.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola è presente in tutti i Gessi di Monte Tondo, Monte della Volpe e Monte Mauro e nei Gessi di Brisighella e Rontana.

Geco comune (Tarentola mauritanica)

Rettile simile a una lucertola, notturno e tipicamente mediterraneo. È specie sinantropica, che frequenta prevalentemente ambienti urbani e si ritrova sui vecchi muri, nei pressi dei lampioni, dove attende gli insetti di cui si ciba.

Nel Parco della Vena del Gesso è presente a Brisighella, il cui borgo medievale è ai confini orientali dell’area protetta, e in tutti i Gessi di Brisighella e Rontana, fino al centro visite Ca’ Carnè.

 

 

Anfibi

 

Tra gli anfibi, sono interessanti la presenza di alcune specie endemiche appenniniche, come il geotritone italico, legato alla presenza delle grotte e l’ululone dal ventre giallo appenninico e la presenza di specie montane, come la salamandra gialla e nera e la rana appenninica, negli ambienti di forra.

 

Geotritone italico (Speleomantes italicus)

Specie endemica dell’Appennino settentrionale e centrale, dalla Romagna all’Abruzzo. È legato in prevalenza alla presenza di aree carsiche, vive e si riproduce all’interno delle grotte, ma frequenta anche la superficie, durante la notte ed esclusivamente in presenza di elevata umidità: non avendo polmoni, respira attraverso la pelle, che non può, quindi, mai asciugarsi. Le larve si sviluppano all’interno delle uova, non nell’acqua come gli altri anfibi.

Caccia piccoli insetti, onischi e ragni, che cattura estroflettendo la lingua.

Nella Vena del Gesso è noto per le grotte dei Gessi di Brisighella e Rontana.

 

Salamandra gialla e nera (Salamandra salamandra)

Specie distribuita in tutta Europa, in Appennino è tipica di quote mediamente elevate, dagli 800 metri in su, nei versanti più umidi ricoperti di boschi di faggio e con presenza di piccoli ruscelli. La sua presenza nelle forre della Vena del Gesso, seppure di dubbio indigenato, testimonia il microclima fresco e umido, quasi montano, di questi preziosi ecosistemi.

Si nutre di invertebrati, in particolare lombrichi, molluschi, insetti e miriapodi.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola è nota per la sola forra del Rio Basino.

 

Ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina pachypus)

Specie endemica dell’Appennino. Vive in piccoli ruscelli limpidi e freschi, con pozze laterali assolate e fondale fangoso, anche temporanee; talvolta frequenta pozze fangose davvero effimere, ove si raccoglie per qualche tempo l’acqua pioggia o gli abbeveratoi per il bestiame.

Si ciba principalmente di artropodi terrestri, ma preda anche invertebrati acquatici.

Nella Vena del Gesso era segnalata, in passato, per il Rio Basino e per il Rio Gambellaro, due corsi d’acqua di risorgente, ma la sua presenza attualmente necessita di conferma.

 

Rana appenninica (Rana italica)

Specie endemica dell’Appennino. Frequenta quasi esclusivamente ruscelli freddi in collina o in montagna, in mezzo ai boschi o in grotte, ma anche abbeveratoi per il bestiame, comunque sempre in vicinanza dell’acqua.

Si ciba per lo più di insetti, ma, in generale, di tutti gli invertebrati che riesce a catturare.

Nella Vena del Gesso, che rappresenta insolitamente di bassa quota per questa specie, è nota esclusivamente per la fresca e umida forra del Rio Basino, che presenta tutte le caratteristiche ecologiche necessarie a questa specie.

 

Colubro di Riccioli (foto F. Grazioli).

Geco comune (foto I. Fabbri)

Geotritone italico.

Salamandra gialla e nera (foto M. Costa).

Ululone dal ventre giallo (foto M. Costa).

Invertebrati

 

È interessante la presenza di alcune specie protette di insetti, come la graziosa libellula azzurrina di Mercurio (Coenagrion mercuriale), che vive nei ruscelli delle risorgenti carsiche; lo scarabeo eremita (Osmoderma eremita), che si ritrova nelle cavità degli alberi vivi, ma con legno marcescente e rosura; il cerambice della quercia (Cerambyx cerdo) e il cervo volante (Lucanus cervus), legati alla presenza dei boschi di roverella; le belle farfalle licena azzurra del timo (Maculinea arion), presente nelle aree a microclima mediterraneo, e falena dell’edera (Callimorpha quadripunctaria), legata, invece, agli ambienti freschi e ombreggiati delle forre.

 

Tra le specie tipicamente legate agli ambienti carsici, troviamo la strana cavalletta cavernicola Dolichopoda laetitiae e il diafano gamberetto Nyphargus, presente nei torrenti sotterranei, oltre ad alcune minuscole specie endemiche esclusive delle grotte della Vena del Gesso, si tratta degli acari Ramusella caporiacci e Medioppis melisi.

 

Da segnalare, infine, il collembolo Deuteraphorura sp., rinvenuto in due cavità nei Gessi di Rontana e di Brisighella, in pochi esemplari raccolti sul guano dei pipistrelli; costituisce una specie nuova per la scienza, lunga circa 1 mm, endemica, per quanto si sa ora, dell’area della Vena del Gesso.

Dolichopoda laetitiae (foto R. Fabbri).

Nyphargus (foto R. Fabbri).

Libellula azzurrina di Mercurio (Coenagrion mercuriale) (foto R. Fabbri).

Il collembolo Deuteraphorura sp. (foto R. Fabbri).

Pagina a cura di Massimiliano Costa

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