Giovanni Mornig - Grotte di Romagna

  

CAVITA NATURALI NON ANCORA CATALOGATE

ABISSO CASELLA

Località: Marana Situazione.- m. 250 da Cavulla, 115°

Quota: m. 300

Profondità: m. 47

Sviluppo: m. 20

Pozzo di accesso: m. 8

Pozzo interno: m. 29

Esplorato nel settembre 1934

 L'abisso si apre con un foro pressoché circolare del diametro di cinque metri, a lato del sentiero che dal Monticino porta al Borgo, nei pressi della Ca' Marana. Vi si scende di solito dal fianco ovest, con l'aiuto di una corda, per una dozzina di metri, non offrendo questo tratto grandi difficoltà, perché inclinato.

Al termine della discesa, le pareti mostrano una strettoia oltre la quale vi è un salto di un paio di metri che dà su di un ripiano ricoperto di frane.

Il giorno della nostra esplorazione, le frane avevano ormai completamente ostruito ogni adito alla continuazione dell'abisso, sicché bisognò lavorare per più di tre ore per sgomberare il ripiano dai massi.

Il pericolo nondimeno era grande per gli esploratori che stavano scendendo, per la continua minaccia di cadute di pietre; vi fu anzi un brutto istante per il precipitare di una grossa pietra che tranciò un cavo della scala di acciaio. Nondimeno, riparato il guasto del cavo rotto, l'esplorazione venne continuata dopo aver formato sul ripiano, una solida barriera di tronchi fortemente incastrati tra le pareti, per evitare altre eventuali frane. Dopo il pertugio da noi aperto, il pozzo si allarga a campana raggiungendo un asse massimo di 5 metri. Le pareti sono striate da scanalature e variate da lame verticali taglienti e seghettate per l'erosione delle acque di infiltrazione. Sulla parete viscida e nerastra per l'acqua copiosa che stilla lungo il pozzo, brillano dei cristalli di scagliola- a 20 metri di profondità, sulle pareti si aprono, diametralmente opposte, due cavernette delle quali, soltanto quella posta alla sinistra di chi scende è raggiungibile con discreta facilità imprimendo però un dondolio alla scala.

Le pareti sono rivestite qui da leggere cristallizzazioni di selenite, fragili e pungenti di colore nerastro.

Dal fondo dei pozzo parte una galleria alta e stretta che prosegue con una serie di sbalzi fino alla massima profondità. Poco prima della strettoia terminale, si aprono, una a destra l'altra a sinistra, due cavernette dal suolo ascendente, completamente asciutte, le cui pareti sono rivestite da candide cristallizzazioni gessose; il suolo, argilloso, è in parte ricoperto da una sottile incrostazione di carbonato di calcio che si rompe facilmente sotto ai piedi. Un piccolo rivolo di acqua, che si ingrossa dopo forti acquazzoni, sparisce per fessure impenetrabili.

 

ABISSO ACQUAVIVA

Località: Marana

Situazione: metri 200 da Cavulla, 158°

Quota: m. 314

Profondità: m. 42

Sviluppo: m. 50

Pozzo di accesso: m. 22

Pozzi interni: m. 5, m. 12

Esplorato il 11 gennaio 1935

A poca distanza dall'Abisso Casella, in una piccola dolina imbutiforme, si trova una cavernetta dal suolo inclinatissimo, lunga sei metri per quattro di larghezza. La scoperta dell'abisso, allora chiuso da un diaframma roccioso, non da materiale detritico, avvenne in seguito ad un attento esame della roccia, fortemente fessurata. Il 31 dicembre del 1934 furono iniziati gli scavi che dopo alcune ore furono coronati dal successo: una stretta fessura si era infatti aperta lasciando sfuggire una forte corrente d'aria.

Le pietre gettate nella crepa, rimbalzavano sordamente lungo le pareti del pozzo, prima di dare l'ultimo tonfo; ma l'aiuto del piccone a nulla serviva per allargare di più la fessura da noi aperta, tanto che si decise di minare la roccia.

in breve volgere di tempo due piccole mine furono pronte, ed accese le micce, dopo un po', scoppiavano quasi simultaneamente, seguite dal sordo rumore del rovinìo dei massi: la via era finalmente aperta.

Liberato l'imbocco dai residui massi frantumati, si gettavano nel pozzo che risultava profondo 22 metri, le scale; dalla base di questo pozzo segue una stretta galleria di pochi metri, che si affaccia a un secondo pozzo di 5 metri, al cui fondo due strette fessure segnano la continuazione della grotta. Visti pur qui inutili i nostri sforzi di aprire una breccia con il piccone, si decise di mettere in opera ancora una mina, munita di una lunga miccia per permettere a chi l'accendeva, di risalire tranquillamente alla superficie. Scoppiata anche questa, la discesa venne rimandata di quarantotto ore per evitare il pericolo di una intossicazione dai gas sprigionati dalla combustione della polvere. il pozzo profondo 22 metri, si allarga a campana e, come nell'Abisso Casella, le pareti sono profondamente segnate dall'azione erosiva delle acque; la base di questo primo pozzo è pressoché circolare, 4 m. di diametro e forma, a sud, una piccola nicchia chiusa sul davanti da una diga argillosa che fa da argine alle limpide acque di un piccolo bacino. Sulle pareti della nicchia, a tratti ricoperte da leggere incrostazioni calcaree, penzolano lunghe ed esili radici calcificate, formazioni dendritiche, che ne completano la bellezza. A nord si snoda una stretta galleria che porta sull'orlo di un ulteriore pozzo di cinque metri, alla cui base si trova un secondo bacino d'acqua, e pur qui le pareti sono rivestite da leggere incrostazioni alabastrine, e l'acqua stilla copiosa dalle pareti che si perdono nell'oscurità di un camino. Oltre la breccia di circa mezzo metro quadrato, fatta dalla mina, permette il passaggio ad una persona; dopo aver snodate le scale di acciaio, sgusciando di tra le rocce slabbrate dall'esplosione, si sente la scala penzolare nel vuoto e, dopo 12 metri, sotto un abbondante stillicidio di acqua diaccia, si raggiunge il fondo di questo terzo pozzo dal quale si diparte ancora una stretta galleria alta e tortuosa che alla fine si strozza in una fessura impenetrabile.

 

BUCO DEL NOCE

Situazione: m. 150 da Cavulla, 115°

Quota: m. 262

Profondità: m. 20

Lunghezza della caverna: m. 50

Esplorata nel giugno del 1933

Prendendo la provinciale per Riolo Bagni, forse ad un quarto d'ora da Brisighella, e precisamente al termine della salita che giunge all'altezza del Monticino, sull'ampia seconda curva della strada, alla stessa altezza della Grossa Rosa Saviotti, ma alla destra di questa, appare una caratteristica dolina larga e imbutiforme, profonda una decina di metri.

La dolina è caratterizzata verso settentrione da un roccione; sott'esso, sul fondo della dolina, ha le radici un grosso noce che si innalza fin sopra il piano dove si apre questa; e sotto il roccione, che fa da base al noce, una piccola apertura, mascherata da un caotico groviglio di rovi e di edera.

Oggi l'apertura è ampia, ma anche pericolosa, per l'incoscienza di chi adoperò la dinamite per allargare il pertugio che pur permetteva senza eccessiva difficoltà il passaggio ad una persona; oggi purtroppo c'è il costante pericolo di frane. Ad ogni modo allora, sul fondo della dolina c'era, ed è tuttora una piccola cavernetta di pochi metri di lunghezza, larga tre, ed alta due. Il suolo inclinato è costituito da argille, mentre il termine è cosparso di massi franati che chiudono l'entrata della vasta cavità sotterranea.

Ed è appunto tra questi massi franati e sovvrapposti l'un su l'altro che trovammo il passaggio per entrare nella grande caverna, e che in seguito vennero fatti saltare, incoscientemente, per allargare il passaggio.

Il nome le deriva appunto da quel grosso noce che, come dianzi ho detto è abbarbicato sopra lo strapiombo roccioso. Ora la cavità è resa quasi accessibile anche a persone poco pratiche, soprattutto per l'allargamento dell'entrata che prima era poco più di un crepaccio che permetteva appena, direi quasi stentatamente il passaggio ad una persona; ma ora, come ho detto con lo scoppio delle mine, incombe la minaccia di improvvise frane, come del resto tale minaccia incombe nella grotta preistorica "La Tanaccia".

Ora, dal punto di accessibilità, di allora, si entra nella grande caverna ma per arrivare al fondo, bisogna scendere con l'ausilio di una corda, per un piano molto inclinato e liscio, lungo circa sei metri. Dal termine del piano inclinato si può accedere direttamente nel cavernone, sia dalla sinistra, superando una scarpata di due metri, che da destra, seguendo un cunicolo stretto e alto. Un altro pozzo però, profondo una decina di metri, comunica dalla cavernetta superiore, con il cavernone.

La caverna si presenta vasta; il soffitto sovrasta gli ammassi argillosi, incisi longitudinalmente dall'alveo di un piccolo rio, per circa cinque metri; gli assi della caverna misurano 25x50 metri. La caverna tende a nord, e le acque che periodicamente la percorrono, scompaiono per delle fessure sotto la parete terminale. La cavità è completamente priva di formazioni cristalline ma, nelle masse argillose del suolo si rinvengono bellissimi cristalli di selenite, analoghi a quelli della Tana del Re Tiberio, e talvolta anche, e sembra strano, dei cristalli limpidissimi di quarzo esagonali bipiramidati.

 

BUCO DELL'EDERA

Situazione: m. 250 da Cavulla, 100°

Profondità: m. 12

Lunghezza: m. 16

Al fondo di un piccolo avvallamento, i massi franati lasciano appena percorrere pochi metri. Lavori di scavo, probabilmente non lunghi, potrebbero aprire il passaggio e portare alla scoperta di qualche caverna.

   

GROTTA DEL TORRENTE ANTICO

Situazione: m. 100 a Nord di Cavulla

Profondità: m. 12

Pozzo di accesso: m. 10

Sviluppo: m. 13

Esplorata nel Natale del 1933

La sua entrata è un foro circolare di circa un mq., e si trova a poche decine di metri a monte della Tanaccia. Il pozzo che sprofonda per circa dieci metri, si allarga leggermente a campana, e immette in una piccola cavernetta di 4 x 4 metri. Da questa si diparte una galleria, anticamente percorsa da acque, come lo dimostrano le tracce sulle pareti, mentre il suolo argilloso del breve meandro è crepato, per l'attuale secchezza dell'ambiente.

 
BUCO DELL'EROSIONE

Situazione: metti 200 da Cavulla, 341°

Quota: m. 230

Profondità: m. 5

Sarebbe opportuno iniziare degli scavi.

 

BUCO PRESSO CAVULLA

Situazione: m. 225 da Cavulla, 325°

Quota: m. 220

Profondità: m. 7

 

BUCO DEL VERNELLO

Situazione.. m. 15 da Vernello Vecchio, 2701

Quota.- m. 275

Profondità: m. 5

 
 

BUCO BRUSI (nb: si tratta dell'attuale "Grotta Brussi")

Situazione: m. 120 da Vernello Vecchio, 315°

Quota: m. 260

Profondità: m. 4

In tutte queste cavità suaccennate, come il Buco dell'erosione, sarebbe più che mai opportuno eseguire una serie di scavi che potrebbero portare alla scoperta di cavità di una certa importanza, soprattutto perché si trovano nella zona di Cavulla dove, nelle vicinanze si apre la Grotta preistorica "La Tanaccia"

 

GROTTA RISORGENTE DEL RIO CAVINALE

Situazione: a Nord della Chiesa di Castelnuovo di Brlsígbella, metri 125

Quota: m. 160

Sviluppo complessivo: m. 210

Esplorata nell'aprile 1935

La bella Pieve di Castelnuovo di Brisighella è costruita sopra una prominenza gessosa che va scendendo con uno strapiombo di circa 60 metri, volto a nord nell'ampia valle dei Sintria. Alla base di questa rupe, da un'ampia crepa sgorga perenne una risorgente, le cui acque si incanalano per qualche centinaio di metri, lungo i pendii argillosi, per scaricarsi poi nel torrente Sintria: è questa risorgente il Rio Cavinale. Il sito dove esso sgorga è avvolto dall'ombra della aggrovigliata vegetazione che cresce alla base del roccione. La fuoriuscita delle acque avviene da un foro basso che, risalendo dà in una piccola galleria dove scorre il rio il quale, ad un certo punto filtra al di sotto di enormi massi franati.

il suolo della galleria è rivestito da leggere incrostazioni alabastrine; la volta è bassa ma nell'internarsi va gradatamente innalzandosi, mentre la galleria svolta a destra, dove un braccio laterale di pochi metri riversa nel corso principale un filo d'acqua.

Per proseguire lungo la galleria maggiore, bisogna superare un insignificante sifone, guazzando carponi nell'acqua. La volta si solleva ancora raggiungendo i 4 m. di altezza.

Superati aspri passaggi e barriere di frane, si giunge all'inizio di un vasto cavernone che si apre sopra la galleria e lo si raggiunge scalando una china di massi franati; la caverna è abbastanza ampia e orrida per il gran numero di massi staccatisi dalla volta, e questa si perde nell'oscurità sì che neppure i fanali ad acetilene riescono a penetrare.

In quest'antro vivono colonie di pipistrelli. Bellissimi cristalli di selenite, lenticolari e trasparenti, si trovano nei cavi della roccia.

La galleria si inoltra ancora con un susseguirsi di cunicoli e di piccole caverne, semiriempite di frane, i cui massi sono in parte ricoperti da formazioni stalammitiche. L'ultimo tratto è caratterizzato da una cavernetta bella per i vari fenomeni di erosione che vi si riscontrano e per la sabbia del suolo su cui scorre l'acqua. Oltre quest'ultima cavernetta prosegue un cunicolo assai eroso e chiuso al suo termine da un ultimo ammasso di frane: uno stretto passaggio tra i macigni dà ancora in altra cavernetta di modeste proporzioni. E' questo il termine della cavità: un sifone, o meglio una fessure perennemente sommersa dalle acque, ferma il passo.

Questa grotta però costituisce un pericolo latente, già avvertito per un fatto avvenuto nel 1933, a breve distanza dalla Pieve di Castelnuovo, e più precisamente tra questa e la piccola frazione di Vespignano. In quell'anno, una casa colonica e tutta l'aia cominciarono lentamente a sprofondare, tanto lentamente per fortuna, da permettere ai coloni di salvare tutto il mobilio, di spiantare e recuperare le finestre, le porte e le tegole; tutto quanto insomma era possibile recuperare.

La casa sprofondò insomma, fino a che il tetto venne a trovarsi all'antico livello del terreno. 1 giornali di allora, e sopratutto il "Resto del Carlino" diedero ampio rilievo a tale fenomeno, ma vi furono naturalmente coloro che gridarono ad un castigo di Dio. Buon però che per questi coloni, così duramente colpiti, la curiosità delle genti accorse sul posto per vedere tale fenomeno, con le loro oblazioni permisero ai poveri coloni, che vedevano giorno per giorno sprofondare la loro casa, di ricostruirsi, in altro sito, una nuova e più bella dimora e con un campo più vasto: in fin dei conti per loro è stata una benedizione di Dio! Il fenomeno? Il probabile e abbastanza comune slittamento della massa argillo-gessosa su cui era costruita la casa in un vuoto (caverna) sottostante.

Ho voluto citare questo caso per parlare del pericolo che incombe sulla Pieve di Castelnuovo: nella descrizione della Grotta di Rio Cavinale ho parlato del vasto cavernone che si apre sopra la galleria principale; tale cavernone dovrebbe corrispondere esattamente al sottosuolo della Pieve. Prova ne sia che camminando nella chiesa, il pavimento di mattoni rimanda il caratteristico rimbombo di un vuoto sotterraneo, come se sotto l'impiantito vi fosse una grande cassa armonica.

Ma c'è di più: la chiesa è costruita a circa sei metri dall'orlo dello strapiombo alla cui base fuoriesce il Rio Cavinale che dà luogo all'omonima grotta. Nel breve spazio compreso tra il retro della chiesa e lo strapiombo si apriva un pozzo, nominato "la Grotta dei Morti" (vedi pagina seguente); ne consegue che a breve distanza dal grande cavernone della Grotta del Rio Cavinale, dovrebbe aprirsi un'altra caverna che noi non siamo riusciti ad aprire ma che dovrebbe essere abbastanza vasta. Altro fatto sintomatico: un grosso tratto della parete quasi strapiombante crollò a valle facendo scomparire per qualche decina di metri il primo tratto di galleria della Grotta di Rio Cavinale, ed abbassandone la volta del tratto successivo per diverse decine di metri, dall'altezza originaria di 150 a 40 cm., come ho potuto accertare nell'ultima esplorazione fatta nel dicembre del 1957.

Questo è un segnale d'allarme che lancio. Inutile dire che il M.R. Parroco è preoccupato ed impressionato.

Ma a chi compete il provvederei Al Consorzio Bacini Montani oppure alla Provincia?

 

GROTTA DEI MORTI

Situazione: m. 5 a Nord della Pieve di Castelnuovo di Brisighella

Quota: m. 247

Individuata ma non esplorata per mancanza di mezzi di scavo, e per l'impossibilità, data la vicinanza della Chiesa, di adoperare esplosivi.

Ad ogni modo riuscimmo ad aprire un passaggio che dà adito in una piccola nicchia di due metri quadrati dove rinvenimmo quattro scheletri che vennero poi sepolti in terra consacrata.

Stando alle persone anziane, (tale lavoro fu eseguito nel 1933), tale cavità era un pozzo verticale che, fino al 1860 serviva da cimitero, data la scarsità di terra nella zona che è totalmente rocciosa. Le salme, avvolte in un lenzuolo, venivano precipitate in questo pozzo naturale la cui entrata veniva poi chiusa con una botola. L'apertura venne in seguito murata ed i morti, per ordine delle Autorità Ecclesiastiche vennero in seguito sepolti nel cimitero di Vespignano, a pochi chilometri da Castelnuovo di Brisighella.

 

BUCO DELLA DOLINA

Località: Castelnuovo di Brisighella

Situazione: m. 205 da Carné, 45°

Quota: m. 326

Profondità: m. 8

 

BUCO GRANDE (nb: si tratta dell'inghiottitoio iniziale dell'Abisso Peroni)

Situazione: m. 200 da Castelnuovo di Brisigbella, 120°

Profondità: m. 15

Quota: m.240

 

BUCO DEL GATTO (nb: si tratta dell'attuale "Abisso Mornig")

Situazione: m.425 da Castelnuovo di Brisígbella, 125°

Profondità: m. 18

La discesa in questa grotta è un pò difficoltosa, pur non occorrendo corda, a causa del cumulo detritico che è fortemente inclinato, tanto che basta lo spostamento di qualche masso per provocare un rovinìo. Queste frane sono causate probabilmente dal crollo di un tratto di parete.

Verso il fondo la grotta ha una strozzatura oltre la quale si apre una cavernetta.

 

GROTTA PRESSO CASTELNUOVO DI BRISIGHELLA

Situazione: m. 150 da Castelnuovo di B. 200°

Quota: m. 247

Profondità: m. 13

Sviluppo: m. 40

Esplorata nell'ottobre 1934

La grotta si apre sul ciglio della strada che arriva a Castelnuovo di B., poco più di un centinaio di metri prima della Pieve. Aperta, è stata nuovamente ostruita per evi tare disgrazie

La cavità si presenta bella per la considerevole quantità di cristallizzazioni gessose che adornano le pareti, e per le esili formazioni stalammitiche. Termina con una cavernetta ingombra di frane.

 

BUCO I PRESSO CASTELNUOVO DI BRISIGHELLA

Situazione: m. 75 da Castelnuovo di B., 90°

Quota: m. 235

Lunghezza: m. 10

 

BUCO II PRESSO CASTELNUOVO DI BRISIGHELLA

Situazione: m. 400 da Castelnuovo di B., 135°

Quota: m. 280

Lunghezza: m. 11

 

BUCO III PRESSO CASTELNUOVO DI BRISIGHELLA (nb: si tratta dell'attuale "Buco del Tasso")

Situazione: m. 450 da Castelnuovo di B., 135°

Quota: m. 278

Profondità: m. 24

Pozzo di accesso: m. 10

Pozzo interno: m. 8

Lunghezza: m. 18

Trovasi in prossimità del Buco del Gatto, al fondo di una dolina; la discesa è alquanto aspra per le rocce taglienti; il secondo pozzo, strettissimo, dà in un cunicolo dove scorre un filo d'acqua.

 

BUCO IV PRESSO CASTELNUOVO DI BRISIGHELLA

Situazione: m. 950 da Vespignano, 76°

Quota: m. 330

Profondità: m. 12

Lunghezza: m. 50

Esplorata nel novembre 1934

Questa cavità è in via di divenire dolina; infatti, gran parte della volta è crollata, ricoprendo il suolo della caverna; rimangono ancora tratti di soffitto che formano dei ponti naturali. Uno stretto cunicolo che dopo alcuni metri diviene impenetrabile, s'indirizza a sud.

 

BUCO DI CARNE'

Situazione: m. 160 da Carné, 90°

Quota: m. 340

Profondità: m. 5

 

BUCHI DELLA SORGENTE

Situazione: m. 210 dai Carné, 220°

Quota: m. 375

Profondità: m. 5

Lunghezza: m. 10

 

ABISSO DEI CARNE' (nb: si tratta dell'attuale "Abisso Faenza")

Situazione: m. 270 dai Carné, 97°

Quota: m. 370

Profondità: m. 49

Pozzo di accesso: m. 36 Pozzo interno: m. 4 Sviluppo complessivo: m. 25

Esplorato nel marzo 1935

L'ingresso di questa cavità, già di per sé piccolo e poco visibile, era stato chiuso con un grosso macigno dagli operai del Consorzio Bacini Montani che lavoravano al rimboschimento della zona. Con un gioco di leve si riuscì a spostare il masso e ad aprire la via.

Una prima delusione ci riservava la discesa, che venne effettuata appena liberato l'ingresso: a 20 m. di profondità l'abisso era ancora ostruito da materiale detritico pietroso, sostenuto da tronchi e ramaglie incastrati tra le pareti.

Si ritornò una settimana più tardi per procedere il più alacremente possibile allo sgombero dei detriti. Gettate le scale il pozzo, dopo il primo balzo di 20 metri, ormai sgomberato dal materiale detritico dal ripiano, si può osservare sulla parete opposta una spaccatura che in seguito fu poi allargata.

Questi primi venti metri di discesa sono assai irregolari; dal ripiano bisogna quindi infiltrarsi nello spacco, difficoltoso ma breve; più oltre, il pozzo ellittico scende ancora per 16 metri, monotono e uniforme, con assi di 4 x 2 metri: a cinque metri dal fondo vi è un altro ripiano che la scala sfiora appena. Il suolo, alla base del pozzo è costituito da un cumulo di materiale detritico, e da qui si stacca una galleria intercalata da tre cavernette, lunga una ventina di metri che, con una serie di piccoli sbalzi, ed un ultimo pozzetto di 4 m., conclude il percorso degli esploratori perché, oltre questo punto la cavità si strozza in uno spiracolo impenetrabile.

Nel settembre dei 1957, quando ritornai a Brisighella per la terza campagna speleologica del dopoguerra, ebbi la triste notizia dal Dott. Oscar Casella che la Sua adorata Consorte era deceduta alcuni mesi prima; era affranto dal dolore. E un grande dolore ne provai anch'io perché apprezzavo in Lei, come del resto tutti coloro che la conoscevano, la Sua bontà d'animo, la Sua gentilezza. Lei ed il Suo Consorte furono tra i primi a cimentarsi con me ed i pochi amici che mi seguivano nei primi tempi della mia venuta a Brisighella, nella ricerca e nelle esplorazioni speleologiche; ed oltre che appassionati, furono dei mecenati. Si decise così, con i giovani speleologi fantini e brisighellesi di murare sul fondo dell'Abisso dei Carné, scoperto ed esplorato la prima volta nel marzo del 1935 unitamente ai Coniugi Casella, una piccola piastrella di ceramica con il Nome della Scomparsa.

La prima domenica di ottobre del 1957, presente il Dott. Casella, il Prof. Emiliani, ed i giovani speleologi, venne prima celebrata la S. Messa nella chiesetta di Rontana, in suffragio di Alice Casella; poi tutti si portarono sull'orlo dell'Abisso.

Le scale furono snodate e calate nel baratro. Uno scese, aveva nello zaino la piastrella di ceramica bianca. con una semplice scritta in nero:

ALICE CASELLA

speleologa

Il giovane scese lesto giù per la scaletta d'acciaio e si inoltrò fine all'ultima caverna dove murò sulla parete quel piccolo segno di omaggio e di commosso ricordo: risalì e le scale vennero ritirate.

E un mazzo di fiori venne gettato nell'Abisso.

Nel minuto di raccoglimento che seguì, tutti pensarono e pregarono per Alice Casella: coraggiosa come speleologa, ma assai di più come infermiera volontaria, instancabile collaboratrice del marito durante i tragici e massicci bombardamenti che distrussero gran parte di Faenza.

Nessuno di coloro che furono da Lei beneficati, aiutati e curati durante questa guerra, potrà dimenticarla.

Né la dimenticheranno i vecchi ed i nuovi speleologi.

N. d. r: La descrizione si riferisce in realtà alla grotta oggi ribattezzata "Abisso Faenza ".

La cerimonia del 1957 si svolse invece effettivamente nel "nuovo" Abisso Carnè, scoperto ed esplorato dal Gruppo Speleologico Faentino nell'autunno 1956 in compagnia dello stesso Mornig

 

BUCO DEL PIANTETO (nb: si tratta dell'attuale "Inghittitoio a N E di Ca' Piantè)

Situazione: m. 550 da Castelnuovo di B., 135°

Quota: m. 292

Profondità: m. 4

Si apre in località Pianté, ed inghiotte un torrentello perenne, fatto deviare in esso dagli operai del Consorzio Bacini Montani. E' semiostruito da massi franati.

 

BUCO DELLE DUE DOLINE

Situazione: m. 275 dai Carné, 101°

Quota: m. 370

Lunghezza: m. 12

 

BUCO DELLA TORRE DELL'OROLOGIO

Situazione: versante Sud del torrione della torre dell'Orologio di Brisighella

Quota: m. 170

Lunghezza: m. 12

      

Speleo GAM Mezzano (RA)