Giovanni Mornig - Grotte di Romagna

 

INTRODUZIONE

di Luciano Bentini

Si inaugura con questa monografia la collana "Memorie di Speleologia Emiliana", i cui prossimi numeri sono destinati alla pubblicazione del Catasto delle grotte dei Gessi romagnoli, suddivise per settori dal Marzeno al Sillaro secondo una prassi ormai consolidata nella letteratura geo-speleologica.

Da tempo si sentiva l'esigenza di dare alle stampe un lavoro organico, completo ed aggiornato, in quanto le ricerche svolte e le profonde revisioni effettuate in quest'ultimo decennio hanno resi in gran parte inattuali e superati i dati editi nelle precedenti pubblicazioni.

Si è ritenuto però doveroso, come premessa, colmare una lacuna dovuta ad una serie inesplicabile di circostanze negative, che avevano impedito fino ad oggi la diffusione di un'opera pionieristica ma tuttora fondamentale non solo dal punto di vista "storico" sulle grotte della Vena del Gesso romagnola.

Si tratta di Grotte di Romagna di Giovanni "Corsaro " Mornig, lo speleologo triestino approdato in Romagna all'inizio degli anni trenta, che per primo iniziò una ricerca ed uno studio sistematico delle cavità naturali della Vena del Gesso pressoché sconosciute prima di allora.

Il lavoro è la sintesi delle conoscenze da lui acquisite sul carsismo e l'idrologia, particolarmente dei Gessi di Brisighella e di Castelnuovo, ma anche di Monte Mauro e degli affioramenti posti a cavaliere del Torrente Senio. I dati si riferiscono a cinquanta grotte esplorate e rilevate dal Mornig, spesso da solo, principalmente nel fecondo biennio 1934-35, ma anche nel corso delle tre campagne postbelliche del 1955-57, dopo il ritorno dalla prigionia in Africa Orientale.

Il dattiloscritto, corredato dalle tavole dei rilievi e dalle splendide foto dovute in gran parte a Luigi Fantini ed allo stesso Mornig, era pronto perla stampa nell'estate del 195 7, ma difficoltà di ordine finanziario ne bloccarono l'iter; infatti la tipografia Lega di Faenza, alla quale Mornig si era rivolto in data 5 dicembre 1957, pose come condizione che venisse sottoscritto un certo numero di copie, adesione che fu ben lontana dall'essere raggiunta.

Qualche anno dopo fu contattata la prestigiosa "Rassegna Speleologica Italiana", ma per qualche oscuro motivo l'intermediario incaricato di recapitare a Salvatore Dell'Oca il dattiloscritto e di curarne l'edizione, lo dimenticò in un cassetto fintantocbé, persasene la memoria, "Rassegna " cessò le pubblicazioni.

Recuperata fortunosamente, l'opera di Mornig risultò ancora di grande utilità per le nuove generazioni di speleologi, che la considerarono una pietra di paragone con cui misurarsi nella Impresa delle esplorazioni e degli studi delle grotte della Vena del Gesso romagnola.

Con la pubblicazione di Grotte di Romagna si vuole perciò rendere omaggio allo speleogo triestino "rude e selvatico", come egli stesso usava definirsi per il suo carattere ribelle e indipendente, pioniere della speleologia in Romagna, in occasione del quindicesimo anniversario della sua morde avvenuta il 3 marzo 1981.

Il lavoro compare così come lo concepì Mornig, senza alcuna mano missione; si è ritenuto opportuno unicamente, per una maggiore completezza, aggiungere come conclusione una breve nota sull'idrologia dei Gessi di Brisighella di mano dello stesso Mornig, che egli non potè rintracciare credendola forse perduta a causa degli eventi bellici.

Per lo stesso motivo vengono allegate due tavole fuori testo che riproducono a grandezza naturale i disegni destinati alla Saletta Speleologica da lui allestita nel 1935 nel Liceo-Ginnasio "E.Torricelli" di Faenza: si tratta di una carta acquerellata su cui sono posizionate le grotte catastate e di uno schema sull'idrologia ipogea, lavori entrambi realizzati sulla base delle tavolette dell'Istituto Geografico Militare.

    

Speleo GAM Mezzano (RA)