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Regione Emilia Romagna; Assessorato Pianificazione e Ambiente, Collana naturalistica - La Vena del Gesso - 1974
  

TENDENZE DEMOGRAFICHE ED OCCUPAZIONALI

Susanna Raccagni

Mancandoci lo spazio per sondare le tendenze demografiche ed occupazionali per l'intera Vena gessosa emiliano e romagnola, è sull'ultima che punteremo la nostra attenzione.

Senz'altro perché per i Gessi bolognesi si è prodotto di più. Ma soprattutto perché ai tradizionali fattori ovunque responsabili delle tendenze insediative e dei movimenti migratori (sia risorse locali, agricole e industriali, che presenza e qualità delle infrastrutture, ecc.), nella fascia romagnola va apprezzato un fattore, assente per il tratto bolognese: si intenda la realtà delle due note stazioni termali di Brisighella e di Riolo Terme, due strutture che come vedremo tra breve intervengono nel definire, rettificare, o semplicemente controbilanciare gli indicatori demografici del secondo dopoguerra. Globalmente, essi ripetono le note che Paliotti ha riservato alla microregione di CroaraMonte Calvo; e che in fondo sono le stesse a valere un po' per tutte le zone collinari e montane nei decenni °successivi alla guerra, allorché l'Italia vive il suo secondo decollo industriale.

Le indicazioni che Pallotti ha tratto dal raffronto tra i censimenti del 1951 e 1961 per l'area gessosa croarese parlano chiaro: il popolamento è in ragione inversa all'altimetria dei luoghi: il minimo di presenze si ha nel più alto nucleo di Croara (216 metri slm); seguono in ordine decrescente i centri di Rastignano (97 metri slm) e di Ponticella (72 metri slm). Croara è poi, dei tre, l'unico centro che nel decennio perde popolazione (da 45 abitanti scende a 34), mentre Rastignano cresce del 20% (da 243 va a 293) e addirittura Ponticella quasi raddoppia (da 378 a 750). Negli ultimi due casi funge da spiegazione il fenomeno dell'urbanesimo che coinvolge Bologna e investe loro in quanto estrema periferia dell'hinterland bolognese (1). Dal lato romagnolo, il discorso ricorre in termini simili, magari con accenti più marcati. Sta di fatto che "molti piccoli centri vengono cancellati dalla carta della popolazione tra il '51 e il '71: quelli con meno di 200 abitanti erano 51 nel dopoguerra e sono rimasti 29 dopo 20 anni" (2).

L'accentramento abitativo incalza: liquida o riduce grandemente l'insediamento sparso. Si dilatano i fenomeni di accentramento. Per esempio a Riolo, la popolazione delle case sparse che nel '51 rappresentava il 53 % del totale si contrae al 43 % nel '61, piomba al 31 % nel '71, precipitando al 22% nel 1979: tutto ciò mentre la popolazione si accentra a Riolo, Isola e Cuffiano, e cala a Borgo Rivela (3). Restando ai comuni montani e collinari che ci toccano da vicino - Casola Valsenio, Riolo, Brisighella - tutti, chi più chi meno, perdono popolazione: l'entità del fenomeno è massima in quelli montani. Negli anni che corrono dal 1951 al 1981, Casola perde il 48,84% della popolazione, Brisighella il 44,4%. Ancora maggiori nel primo ventennio: Casola nel '71 ha perso il 66,77% dei suoi abitanti e Brisighella il 64,01%. "Siamo di fronte ad un fenomeno che nel dopoguerra si è consumato in un volgere di anni rapidissimo, se raffrontato all'ampiezza dei cicli storici con i quali le comunità erano sorte, si erano modificate, si erano prima sparse, poi concentrate e poi di nuovo sparse, si erano sviluppate ed erano accresciute pressoché ininterrottamente dal XVIII secolo" (4) L'osservazione è pertinente e vale anche per il comune di Riolo Terme, seppur con qualche lieve mutamento. Qui il comune "tiene" e le perdite sono contenute: 10,01% nell'arco dei 30 anni, con il solito apice (pari al 10,81%) dopo i vent'anni, nel 1971. Due sono le ragioni principali. Innanzitutto la posizione geografica del comune - che è collinare, non montano, e assai prossimo alla via Emilia. E noto è il ruolo giocato dagli assi di comunicazione nel quadro delle tendenze insediative. (Vero è che il raffronto tiene anche passando al comprensorio imolese, dove il comune collinare di Borgo Tossignano - per rimanere alla perimetria del territorio interessato dal progetto di l'arco dei Gessi romagnoli - presenta analoghi caratteri di "tenuta" demografica: in effetti la popolazione scende, ma in misura più contenuta). La seconda circostanza da stimare è il forte sviluppo termale, maggiore a Riolo che non a Brisighella. Per ragioni storiche che risalgono all'origine, la stazione termale di Riolo è più antica dell'altra.

Prima di concludere la rassegna sul ruolo giocato dalle terme come cofattori atti al riscatto di aree economicamente più deboli del territorio, assecondiamo una veloce storia dei due principali stabilimenti romagnoli.

 

(1) V. Pallotti, cit.

(2) Quadro della programmazione regionale, p. 48.

(3) Ibid.

(4) Ibid.

   

fig. 15 fig. 16        
    
Fig. 15 - "Requiem" in abbandono, a Rontana. (foto S. Raccagni)
Fig. 16 - La Pieve di Monte Mauro in rovina, col cimitero, in primo piano, spianato con le ruspe nel 1991. (foto G.B. Vai)

   

Speleo GAM Mezzano (RA)