Regione Emilia Romagna; Assessorato Pianificazione e Ambiente, Collana naturalistica - La Vena del Gesso - 1974

   
     

Itinerario 1

I Gessi da Borgo Tossignano

G.B. Vai, U. Bagnaresi, G.P. Costa, P. Forti

Questo itinerario si segnala per interesse scientifico, preminenza paesaggistica e facilità di accessi in adiacenza di una grande via di comunicazione fra popolati centri urbani. All'aspro e boscato rilievo del paesaggio a E del Rio Sgarba si contrappone l'ampia valle del Santerno; qui le rupi selvagge a guardia della stretta di Borgo Tossignano dal Neolitico all'età del Ferro, dal tardo Impero a Caterina Sforza convivono con l'insediamento umano e si ingentiliscono dell'architettura del paesaggio che l'uomo ha contribuito a creare, in particolare a Tossignano.

Qui si può ammirare la successione completa dei 16 banchi gessosi e l'effetto di smembramento tettonico della continuità della Vena avvicinandosi alla fascia di faglia Sellustra-Sillaro.

Borgo Tossignano dista un quarto d'ora di auto da Imola (14 km) e meno di un'ora da Bologna (46 km).

Itinerario 1A - Borgo Tossignano e Monte Penzola 

A piedi (e/o a cavallo) con percorso ellittico di base lungo strade bianche e mulattiere e con una serie di deviazioni minori circolari lungo sentieri.

Il percorso è consigliato in senso antiorario al mattino e orario al pomeriggio. Richiede da 2 a 4 ore.

Parcheggio in piazza Unità d'Italia a Borgo Tossignano. Prospettiva spettacolare con teleobiettivo guardando dal centro piazza verso O. Ampia prospettiva con grand'angolo da strada lungo il Fiume Santerno ancora verso O, dove la base del rilievo a "pane di zucchero" è stata evidenziata da una vecchia cava. Esempio convincente di recupero paesaggistico esclusivamente naturale.

TRATTO BORGO TOSSIGNANO-MONTE PENZOLA

Si parte dal lato S del paese, attraverso via Rineggio, Marcina-Gatto Nero, vecchio ponte Bailey della II Guerra Mondiale sul Fiume Santerno e salita a destra verso la ridente casa Paradisa, guardata da due verdi cipressi e posta su un lembetto di terrazzo alluvionale.

I due prefabbricati che si vedono sulla destra a mezza strada sono un esempio di malcostume edilizio recente sul piano estetico, normativo (fascia di rispetto fluviale) e del rischio geologico (zona di accumulo per frana di grandi blocchi di gesso).

Dalla casa Paradisa verso S c'è una splendida panoramica aerea su due meandri incassati del Santerno 

In particolare, la parte di meandro a N del ponte è nota localmente come "e bús dla vuipona" (il buco della volpona), prediletto dai pescatori; ancora negli anni '60 si sono pescati qui cavedani di oltre 13 kg.

SOSTA 1 - EX CAVA PARADISA

Vi si accede attraverso un sentierino di cacciatori partendo dalla casa omonima, risalendo per circa 100m a N e scendendo altri 100 m a E fino al piano della vecchia cava pre-bellica. Stare a debita distanza dalla ripida parete, da cui cadono grossi blocchi, soprattutto nelle ore del disgelo o dopo intense precipitazioni.

Lungo l'alta parete di cava sono esposti i banchi (cicli) gessosi a partire dal III, sulla sinistra (Fig. 2). Si distinguono a sinistra i cicli selenitici a grossi cristalli molto spessi e a destra quelli a fini cristalli aciculari più sottili. Fra questi spiccano due livelli più chiari di gesso caotico, testimoni di due frane geologiche sindeposizionali (slumps). Volgendosi dalla parte opposta verso i paesi di Borgo Tossignano e Tossignano nel letto in erosione del Fiume Santerno, con acqua chiara, si osservano gli strati argillosi (messiniani e tortoniani) sottostanti ai gessi. Essi sono contorti e compongono una analoga frana geologica sottomarina ancora più spessa.

Ritornando al sentiero dei cacciatori, per riprendere la salita al piccolo passo fra le due rupi gessose, si vedono (a occhio nudo o meglio con una lente) i finissimi intrecci biancastri di tuboli algali ("struttura a spaghetti") sovrapposti in lamine millimetriche, cementati da grandi cristalli non geminati di gesso scuro o giallastro, che sono caratteristici dei primi due cicli (Fig. 3-4).

Superato il passo, dopo una ripida discesa si segue il sentiero al bordo del frutteto verso O.

SOSTA 2 - RUPI DI CASA GESSI

Per accedervi il sentiero costeggia tre piccole valli cieche pensili incise nelle Argille Azzurre del Pliocene e chiuse dalle bancate gessose.

L'escursionista noterà che qui le rupi gessose sono costituite solo dai cicli selenitici spessi (fino al IV o V), sopra i quali compare direttamente la Formazione a Colombacci molto sottile (conglomerati e sabbie, marne, argille) oppure le Argille Azzurre plioceniche (riconoscibili con una lente perché piene di microfossili calcarei). 

Si riprende il sentiero che diventa una carrareccia per circa 700 m fino al passo presso casa Debolezza. La salita è pressoché terminata e il toponimo, indice di antiche tribolazioni, invita a una pausa rinfrescante e, magari, a uno spuntino sull'erba.

SOSTA 3 - MINI-HORST DI DEBOLEZZA

Il nostro escursionista rinfrancato si sentirà un poco esploratore e resterà ammirato dai due superbi panorami uno a N sui calanchi del Rio Mescola, l'altro a S con vista aerea sui grandi meandri incassati del Fiume Santerno.

Lungo i calanchi del Rio Mescola è disegnata una sezione geologica naturale in cui si vedono lenti di conglomerati e sabbie incise a varie altezze dentro le Argille Azzurre del Pliocene medio (Fig. 5); le lenti in genere sono più spesse a sinistra (O) e tendono a chiudersi a destra (E) prima di raggiungere il Fiume Santerno. Questo che si vede lungo il Rio Mescola vale anche per alcuni valli parallele a N rappresentate nella carta (Fig. 6).

Carta e immagine documentano che le lenti conglomeratiche sono riempimenti grossolani di canali alimentati da rilievi a O della linea del Sillaro e che terminavano a E dentro al bacino delle argille marine profonde del Pliocene imolese.

Ritornato coi piedi a terra, dopo questo fantasticare, il nostro esploratore si accorgerà che alla Debolezza, non sta calpestando più gesso ma argilla. Come d'incanto il gesso è sparito e ricompare solo quasi 200 m a O. E' questa una delle tante evidenze di mini-Horst (un termine tedesco che significa pilastro), cioè di un blocco roccioso, delimitato da faglie, più sollevato di quelli adiacenti, in cui i banchi gessosi non si sono deposti o sono stati erosi, di modo che le argille del Tortoniano-Messiniano sono direttamente a contatto con quella del Pliocene. Perché, si dirà? Qualcosa di assolutamente identico è avvenuto nell'ultimo milione di anni nel Canale di Sicilia, e analogamente viene spiegato qui nella Vena del Gesso come prodotto dei movimenti di blocchi che avvenivano durante la sedimentazione.

Costeggiando l'omonima dorsale lungo il sentiero a N (oppure lungo la strada bianca a S durante la cattiva stagione) si arriva di fronte al Monte Penzola.

SOSTA 4 - MONTE PENZOLA

E' la massima quota dell'itinerario, 427 m s.l.m., segnata da una croce metallica, esso rappresenta la parte occidentale della Vena del Gesso.

L'intera dorsale è oggi fittamente boscata, mentre fino agli anni '60 era praticamente spoglia di vegetazione, usata per le esigenze di riscaldamento e domestiche della popolazione ancora stabilmente residente nelle case di collina. E' un buon, esempio di come la ricostituzione naturale del bosco su un substrato gessoso possa avvenire nell'arco di una generazione.

I pochi esemplari di roverella, carpino nero, orniello, unitamente ad altri arbusti (pruni, biancospino, ecc.), relegati nelle aree meno fertili, hanno infatti prontamente riconquistato i terreni abbandonati con la diffusione spontanea dei loro semi.

Sul piano geologico il Monte Penzola rappresenta un esempio spettacolare di raddoppio tettonico (o sovrascorrimento) della successione gessosa visibile sul lato SO della cima (proprio come avviene per famose le Gipfelueberschiebungen delle Dolomiti). Osservando la cima dalla strada bianca 100-200 m a S di casa Budriolo si vedono i primi 5 cicli gessosi inclinarsi verso l'alto a destra e sovrapporsi, tagliandoli, ai primi 6 cicli che formano la parte orientale della dorsale (Fig. 7).

La situazione tettonica è ancora più complicata sul lato N della cima, dove comunque si osserva la Formazione a Colombacci che sigilla il sovrascorrimento, definendone quindi l'età di formazione intorno a 5 milioni di anni fa. Se ci si porta in prossimità del piano di scorrimento si trovano testimonianze frequenti di gesso a fibre biancastre lucenti e sottili, la sericolite, che è un prodotto di ricristallizzazione del gesso sottoposto a sforzo di taglio.

SOSTA 5 - BLOCCHI DI FRANA SOTTOMARINA DEI CASETTI TAGLIAFERRI

Sono due grandi blocchi arenacei giallastri stratificati visibili, nella maniera più spettacolare, al pomeriggio, dal punto 5 lungo la strada bianca a S di Budriolo. Sono frammenti di riempimenti arenacei di canali di una conoide sottomarina, scivolati dal ciglio di una scarpata di faglia quasi verticale forse per alcune decine di metri e arrestatisi sopra le argille del bacino tortoniano (Fig. 8). Al piede di un blocco si vedono le argille arricciate per effetto dell'impatto del blocco scivolato con una rotazione di circa 300 (Fig. 8-10). Al tetto del blocco gli strati argillosi successivi hanno in breve tempo colmato e riportato in piano la contropendenza del blocco ruotato.

Ritornati lungo la strada bianca fino a Debolezza con splendida vista sul Santerno, Borgo Tossignano e Tossignano, si scende tra vigneti e frutteti fino a Casa Gatti presso il termine della grande ansa del meandro incassato di Campola (qui ci sono resti ben conservati di un molino cinquecentesco).

SOSTA 6 - MEANDRO DI CAMPOLA

Lungo la ripida parete, scavata nelle argille tortoniane sul fianco esterno del meandro per scalzamento al piede ad opera del fiume, si osservano straterelli più marnosi o arenacei che disegnano ampie pieghe continue e disarmoniche testimoni delle più antiche e imponenti frane sottomarine viste nell'itinerario.

In questo tratto del Santerno non è raro vedere il Martin pescatore e negli ultimi anni '80 ha cominciato a nidificare l'Airone cinerino (Fig. 11).

SOSTA 7 - ALVEO DEL SANTERNO

Sull'alveo del fiume, in condizione di magra, affiorano a tratti le argille marnose con qualche strato di argille bituminose scure, odoranti intensamente al taglio fresco e ricche di lische e scaglie di pesci ben conservate. E' questo il primo timido annuncio di quella rivoluzione ambientale che all'inizio del Messiniano porterà a sempre più frequenti periodi di mancanza di ossigeno (anossia) sul fondo dei mari mediterranei, accompagnati da grandi fioriture algali (simili all'eutrofia attuale dell'Adriatico) e infine alla formazione delle evaporiti gessose saline.

Per la strada bianca, il ponte Bailey e il sentiero lungofiume destro, si arriva all'ansa a monte del ponte sulla SS 610 a Borgo Tossignano.

SOSTA 8 - ALVEO DEL SANTERNO

In condizione di magra, sull'alveo in persistente erosione sono esposti gli strati argillosi e più raramente sabbiosi al limite Tortoniano/Messiniano (Fig. 12 e Fig. 13). Si individuano accumuli di antiche frane sottomarine (slumps), faglie, strati bituminosi scuri, strati argillosi chiari pieni di candide conchiglie piatte di Pteropodi e infine, a poca distanza dallo spuntone di gesso di "Sassdel", un orizzonte più resistente, gialliccio di calcara in lamine millimetriche o brecciato; anch'esso ripiegato da una frana sottomarina ("calcare di base"). I grandi blocchi di gesso al bordo sinistro dell'alveo sono franati all'improvviso dal retrostante spuntone una mattina d'inverno del 1976 (Fig. 14 e Fig. 15).


fig. 1 fig. 2 fig. 3 fig. 4 fig. 5
fig. 6 fig. 7 fig. 8 fig. 9 fig. 10
fig. 11 fig. 12 fig. 13 fig. 14 fig. 15
    

fig. 1 - Itinerario 1A (base CTR Emilia-Romagna, 1976)

fig. 2 - L'ex Cava Paradisa, di fronte a Borgo Tossignano (cfr. Fig. 5 F. Ricci Lucchi: Origine e storia del gesso). (foto P. Lucci, Speleo GAM)

fig. 3 - Tappeti algali fossili (stromatoliti) gessificati. (foto G.B. Vai)

fig. 4 - Dettagli in sezione sottile dei filamenti algali rivestiti di finissimi granuletti calcarei opachi e cementati da gesso limpido in grandi cristalli. La barra nera è 1 mm. (foto P. Ferrieri e G.B. Vai)

fig. 5 - Lenti di sabbie e conglomerati giallicci nelle Argille Azzurre del Pliocene medio, Rio Mescola. (foto G.B. Vai)

fig. 6 - Carta geologica schematica dell'Imolese. B.Pli.l. = base Pliocene inferiore. (G.B. Vai, 1975)

fig. 7 - Ripetizione tettonica per sovrascorrimento (indicato nella freccia) della successione gessosa in cima a Monte Penzola, nella valle del Santerno (cfr. Fig. 12 G.B. Vai: La storia deformativa dei gessi). (foto G.B. Vai)

fig. 8, 9, 10 - Grandi blocchi arenacei giallastri franati, in condizione sottomarina, nelle argille grige del Tortoniano, Santerno, ansa di Campola. (foto G.B. Vai)

fig. 11 - L'ansa o meandro di campola, Santerno, zona di nidificazione dell'Airone cinerino. (foto G.B. Vai)

fig. 12 - La stretta del Santerno a Borgo Tossignano, col substrato argilloso al limite Tortoniano/Messiniano affiorante in alveo. (foto G.B. Vai)

fig. 13 - Alternanza di argille bituminose scure e argille grige del Messiniano inferiore, tagliate da una piccola faglia, alveo del Santerno a Borgo Tossignano. (foto G.B. Vai)

fig. 14 - La rupe gessosa di "Sassdel" sul Santerno a Borgo Tossignano prima dell'ultimo crollo. (foto G.B. Vai, 1970)

fig. 15 - La stessa rupe gessosa della Fig. 14 dopo il crollo del 1976. (foto G.B. Vai, 1984)


Itinerario 1B - Tossignano, la Sgarba e la Riva di San Biagio  

L'itinerario può essere frazionato in tre parti. Si parte sempre da Borgo Tossignano con trasferimenti in auto per tutta la prima frazione di alto valore panoramico-paesaggistico. Nella seconda e terza frazione, di maggior interesse scientifico, si abbandona l'auto nei pressi di casa Grappolina e si procede a piedi.

A) - Da Borgo Tossignano a Tossignano, Compiuno e Ca' Budrio

TRATTO BORGO TOSSIGNANO-TOSSIGNANO

Si attraversano vari lembi di terrazzi fluviali sempre più antichi conservati in maniera privilegiata nella stretta gessosa del Santerno.

SOSTA 1 - CA' COLOMBAIA

E' una sosta indicata per disabili, o in caso di maltempo, in quanto consente la vista diretta del gesso selenitico da un autoveicolo lungo la strada o l'accesso alla casa.

SOSTA 2 - MACELLO-CAMPOMORO

(consigliata al pomeriggio). Il sentiero conduce ad un punto panoramico detto "e Tramusass" (forse in ricordo di un terremoto), da cui si domina la forra selvaggia del Rio Sgarba e la svettante Riva di San Biagio.

TRATTO 2-3

Lasciando l'auto a Tossignano (completamente ricostruito, in parte com'era, dopo le distruzioni belliche) raggiungere il ciglio meridionale del paese al Monumento ai Caduti o a Villa S. Maria e da qui alla passeggiata panoramica della "Grotta di Lourdes" e del Torrione di Caterina Sforza. Da ognuno di questi punti c'è una splendida vista sulla Riva di San Biagio (Fig. 17) e in particolare su una grande faglia che abbassa i banchi (cicli) gessosi sottili sul lato N fino a giustapporli a quelli spessi sul lato S (Fig. 18).

SOSTA 3

E' il punto panoramico privilegiato sull'intero tratto di Vena del Gesso che va da Gesso-Monte Penzola sul crinale col Sillaro (guardando verso O) alla Riva di San Biagio-Monte del Casino sul crinale col Senio (verso E). In particolare, si noti la estrema frammentazione tettonica della Vena a O di Borgo Tossignano e la sua unitarietà a E di Tossignano-Sgarba. Da qui si può scendere a piedi alla forra della Sgarba ricollegandosi alle altre due parti dell'itinerario.

Procedendo in auto si fa sempre più affascinante la panoramica frontale della forra del Rio Sgarba (con ripido profilo a V) e della Riva di San Biagio, tagliata da due faglie vistose, una longitudinale alla Vena (punto 11) e una trasversale (punto 8).

SOSTA 4

Consente la salita a piedi alla faglia del punto 8 ricollegandosi alle altre due parti dell'itinerario.

SOSTA 5 - PIEVE E CASTAGNETO DI CAMPIUNO

L'ultimo parroco della Pieve, don Silvio Severi, ha ordinato nel giardino una collezione di pseudonoduli che simulano la forma di grandi pesci. In realtà si trovano dentro il vasto corpo lentiforme di sabbia gialliccia che costituisce gran parte del versante di Campiuno (e che giustifica la fama delle castagne e del sangiovese omonimo).

Nuclei occasionali di cristallizzazione (un ciottolo d'argilla, un guscio di mollusco, ecc.) favoriscono una graduale cementazione radiale delle sabbie che produce così entro la sabbia tutta una serie di corpi che vanno dalla sfera perfetta (spesso usate per ornare i chiostri delle case patrizie) agli ellissoidi a forma di pesce.

Il castagneto di Campiuno, uno dei più bassi della Romagna, vegeta su suoli provenienti da arenarie poco cementate, profondi e ben drenati, favorevoli alla presenza di questa specie. E costituito da un esteso e suggestivo gruppo di piante secolari, innestate con varietà da frutto (var. "marrone"), relitto di complessi ben più estesi, presenti ancora nel secolo scorso in prossimità dello spartiacque tra il Santerno ed il Senio. Su molti fusti, a circa 1-2 metri da terra, sono ancora ben visibili i segni dell'innesto. Questo castagneto era ed è rinomato nella zona per la bontà e la dimensione dei suoi frutti. Dopo un periodo di abbandono, è oggi attentamente curato dalle proprietà e costituisce una importante testimonianza storica di questa coltura (Fig. 19). Altri interessanti esempi di castagneti tradizionali si ritrovano ancora più a N, sulla Vena, nei versanti settentrionali meno acclivi, tra Monte del Casino, Ca' Budrio e Sasso Letroso.

Si prosegue in auto fino al crinale fra Santerno e Senio (fuori carta). Da qui a piedi lungo una strada bianca e il sentiero di crinale, si raggiunge Ca' Budrio.

SOSTA 6 - SELLA DI CA' BUDRIO

La sella di Ca' Budrio è la copia, a scala ridotta, della più conosciuta sella di Ca' Faggia, posta nella dorsale tra Senio e Lamone, sopra la valle cieca del Rio Stella, tra Monte della Volpe e Monte Mauro. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a due paleovalli fluviali che incidono la dorsale gessosa in fasce minutamente fratturate da dislocazioni tettoniche. Anche nella sella di Ca' Budrio sono evidenti le morfologie carsiche: la grande dolina che occupa l'intera sezione "valliva" fu citata nel 1917 da Marinelli come "del solito tipo delle cavità di erosione dei gessi". Sul bordo orientale della dolina si apre un ampio e pittoresco sottoroccia, utile riparo in caso di maltempo. Qui si trova l'ingresso dell'Abisso "A. Lusa": uno stretto e sinuoso budello nel gesso immette in una delle più profonde grotte dei gessi romagnoli (116 metri). L'Abisso Lusa, unitamente all'inghiottitoio ad O di Ca' Siepe, è parte del grande complesso carsico (oltre 240 metri di dislivello) che fa capo alla Risorgente del Rio Gambellaro.

SOSTA 7 - SEZIONE STRATIGRAFICA DEL MONTE DEL CASINO

E' di grande interesse scientifico internazionale rappresentando un riferimento biostratigrafico e geocronologico della successione marina al passaggio fra i Piani Standard Tortoniano e Messiniano prima dei gessi (Fig. 20). Qui infatti sono stati trovati sottili livelli ricchi di minerali cristallizzati da una cenere vulcanica ardente e caduti in mare intercalandosi alle argille ricche di fossili. Questi consentono di datare come tortoniane e messiniane le argille; i minerali vulcanici, invece, consentono di misurare in base al loro decadimento radioattivo, quanti milioni di anni hanno quei fossili; per la precisione circa 7, al limite fra Tortoniano e Messiniano (Fig. 21).

Da qui si può seguire a ritroso l'intero percorso B sia a ridosso che sul crinale della Vena, attraverso (8), (11), (10) e (9) ritornando a Borgo Tossignano o a Tossignano. Oppure si può compiere a piedi parte del percorso C fino alle Banzole (12).

Attraverso Ca' Budrio ci si può collegare anche con l'Itinerario 2A.

B) - La Sgarba e la Riva di San Biagio

Accesso in auto da Borgo Tossignano e Tossignano, quindi a piedi (e/o cavallo) partendo da (3) o (2). Accesso diretto a piedi anche attraverso (9).

SOSTA 10 - MINI-GRABEN DELLA SGARBA

Lungo la forra affiora tutta la successione dei 16 cicli gessosi, mentre a Tossignano e all'inizio della Riva di San Biagio parte dei cicli superiori non sono presenti.

Si vedono le faglie che abbassano la successione nella forra (e che indirettamente hanno favorito l'erosione lungo la stessa) e rialzano quelle dei fianchi. Spettacolare, in particolare, una faglia sulla sinistra, che giustappone due cicli di ugual spessore (il V e il VI) ma di composizione e aspetto diverso ai due lati della faglia (uno massiccio a grossi cristalli selenitici, l'altro laminato a piccoli cristalli aciculari).

Alla sua imboccatura meridionale la forra è imponente coi grossi blocchi franati sotto cui si infiltra il torrente, in un suggestivo percorso semi ipogeo, purtroppo distrutto più a valle dalla attività della ex-Cava SPES.

E' interessante osservare la fitta e rigogliosa vegetazione igrofila e mesofila che si riscontra lungo il percorso del torrente, con pioppi, salici, carpini, ecc..

Verso l'alto, nelle esposizioni più assolate, si osservano invece elementi floristici termofili (leccio, roverella, ecc.).

SOSTA 11 - CANOVA LATRINE

Salendo si può ammirare da vicino la grande faglia longitudinale col lembo verso N abbassato e quello verso S alzato (Fig. 18). Salendo si costeggia un imponente ripido conoide formato dal crollo di grossi blocchi di gesso (Fig. 17).

SOSTA 8 - SASSETTA

Salendo dalla Sassetta fino al passo omonimo si attraversa la faglia trasversale della Rocchetta. Il rigetto verticale (spostamento verticale lungo il piano di faglia) che pur supera i 40 m non è molto apprezzabile da lontano; ma, quando si arriva sul passo, mentre a E c'è il IV ciclo (grandi cristalli di selenite) a O c'è quello VI (fini cristalli aciculari e noduli gessosi). La faglia ha anche una componente di rigetto orizzontale sinistro, visibile pure in carta dalla deflessione dell'asse della Vena (Fig. 22).

Da qui ci si può ricollegare al percorso C verso le Banzole (12) oppure A verso (4); ma anche scendere lungo la cresta della Vena fino alla ex Cava SPES (9) (all'apice del conoide visto prima si incontra un lembo di Formazione a Colombacci appoggiato direttamente sul VI ciclo gessoso), oppure salire in cresta o al piede della Vena fino al Monte del Casino (7) e Ca' Budrio (6).

C) Da Borgo Tossignano alla Sgarba e le Banzole-la Rocchetta

Accesso in auto fino a casa Grappolina, poi a piedi, in mountain-bike o a cavallo.

SOSTA 9 - EX CAVA SPES

Vi si può studiare una delle sezioni più complete e meglio esposte della successione dei cicli gessosi, che qui è stata interpretata. Anche qui, come alla vecchia Cava Paradisa, sono ben visibili i due livelli biancastri caotici di colata fossile; si chiuderanno poco più a E (Fig. 23).

Se la coltivazione mineraria, parte in galleria e parte a cielo aperto, ha favorito gli studi geologici e la collezione di fossili (soprattutto pesci) e minerali, essa ha però compromesso seriamente il versante destro della forra. Qui ci sono anche persistenti pericoli di crolli, per cui si consiglia la massima attenzione nella visita, con permesso, tenendosi a distanza di sicurezza dalle pareti esposte ed evitando di salire ai gradoni superiori. Il versante sinistro invece è intatto e di grande interesse naturalistico.

Nei punti morfologicamente favorevoli (ripiani, piccole terrazze, ecc.), si ritrova una vegetazione arborea ed arbustiva di bassa statura, tipica di queste grandi balze rocciose: roverella, ginepro, nonché terebinto e leccio nelle esposizioni più assolate.

SOSTA 12 - LE BANZOLE E LA ROCCHETTA

Una villa e una vecchia chiesa in rovina, in mezzo e al piede di un folto bosco rivolto a N, che, nonostante i tagli sconsiderati di alcuni anni orsono, è uno splendido esempio di come l'abbandono del ceduo, in condizioni favorevoli di substrato gessoso, consenta un rapido e rigoglioso recupero del bosco.

In effetti, oggi il bosco, pur manifestando la sua origine dal ceduo, ha acquisito notevoli valori estetici, ecologici e paesaggistici.

SOSTA 13 - LA RISORGENTE CARSICA DEL RIO GAMBELLARO

La Risorgente del Rio Gambellaro si apre al vertice settentrionale dell'affioramento dei Gessi di Monte del Casino: le acque che ne scaturiscono si gettano nel Fiume Santerno, dopo un percorso subaereo di circa 4 km, a S dell'abitato di Codrignano.

L'ingresso della cavità, a quota 153 m, è raggiungibile attraverso il sentiero che scende da Ca' Calvana con direzione NO verso il fondovalle: si tratta di uno sprofondamento che immette in una galleria, non più percorsa dalle acque, ampia 5-6 m ed alta in media 4 m. Esistono altri due ingressi a quota più alta, sulla destra idrografica di una marcata incisione paleocarsica. Lo sviluppo complessivo della grotta è di 216 m, il dislivello, positivo, 6 m. La Risorgente del Rio Gambellaro è importante in quanto, come accade per tutte le risorgenti perenni della Vena del Gesso (Tanaccia, Rio Cavinale, Rio Basino), il bacino carsico che la alimenta è di superficie consistente.

   

fig. 16 fig. 17 fig. 18 fig. 19
fig. 20 fig. 21 fig. 22 fig. 23
       

fig. 16 - Itinerario 1B (base CTR Emilia-Romagna, 1976). 

fig. 17 - La Riva di San Biagio, uno dei monumenti geologici e paesaggistici italiani nella Vena del Gesso, vista da Tossignano.  (foto G.B. Vai, 1983)

fig. 18 - Particolare della fig. 17: faglia con spostamento verso il basso del lembo sinistro. (foto G.B. Vai)

fig. 19 - Il castagneto di Campiuno, Tossignano. (foto G.B. Vai, 1991)

fig. 20 - Sezione stratotipica del limite Tortoniano/Messiniano al Monte del Casino. (foto M. Astorri, 1983)

fig. 21 - Argille grige con orizzonte millimetrico ricco di biotiti di origine vulcanica trasportate nell'atmosfera. (foto G.B. Vai)

fig. 22 - Faglia trasversale della Rocchetta: il lembo sinistro è abbassato di circa 40 m. (foto G.B. Vai)

fig. 23 - Livello caotico biancastro di frana fossile nella successione di banchi gessosi, Cava SPES, sinistra Rio Sgarba. (foto G.B. Vai)

  

Speleo GAM Mezzano (RA)