Itinerario 1
I Gessi da Borgo Tossignano
G.B. Vai, U. Bagnaresi, G.P. Costa, P.
Forti
Questo itinerario si segnala per interesse
scientifico, preminenza paesaggistica e facilità di
accessi in adiacenza di una grande via di comunicazione
fra popolati centri urbani. All'aspro e boscato rilievo
del paesaggio a E del Rio Sgarba si contrappone l'ampia
valle del Santerno; qui le rupi selvagge a guardia della
stretta di Borgo Tossignano dal Neolitico all'età del
Ferro, dal tardo Impero a Caterina Sforza convivono con
l'insediamento umano e si ingentiliscono
dell'architettura del paesaggio che l'uomo ha contribuito
a creare, in particolare a
Tossignano.
Qui si può ammirare la successione completa dei 16
banchi gessosi e
l'effetto di smembramento tettonico della continuità
della Vena avvicinandosi alla fascia di faglia Sellustra-Sillaro.
Borgo Tossignano dista un quarto d'ora di auto da
Imola (14 km) e meno di un'ora da Bologna (46 km).
Itinerario 1A - Borgo Tossignano e Monte Penzola
A piedi (e/o a cavallo) con percorso ellittico di base
lungo strade bianche e mulattiere e con una serie di
deviazioni minori circolari lungo sentieri.
Il percorso è consigliato in senso antiorario al
mattino e orario al pomeriggio. Richiede da 2 a 4 ore.
Parcheggio in piazza Unità d'Italia a Borgo
Tossignano. Prospettiva spettacolare con teleobiettivo
guardando dal centro piazza verso O. Ampia prospettiva
con grand'angolo da strada lungo il Fiume Santerno ancora
verso O, dove la base del rilievo a "pane di
zucchero" è stata evidenziata da una vecchia cava.
Esempio convincente di recupero paesaggistico
esclusivamente naturale.
TRATTO BORGO TOSSIGNANO-MONTE PENZOLA
Si parte dal lato S del paese, attraverso via
Rineggio, Marcina-Gatto Nero, vecchio ponte Bailey della
II Guerra Mondiale sul Fiume Santerno e salita a destra
verso la ridente casa Paradisa, guardata da due verdi
cipressi e posta su un lembetto di terrazzo alluvionale.
I due prefabbricati che si vedono sulla destra a mezza
strada sono un esempio di malcostume edilizio recente sul
piano estetico, normativo (fascia di rispetto fluviale) e
del rischio geologico (zona di accumulo per frana di
grandi blocchi di gesso).
Dalla casa Paradisa verso S c'è una splendida
panoramica aerea su due meandri incassati del Santerno
In particolare, la parte di meandro a N del ponte è
nota localmente come "e bús dla vuipona" (il
buco della volpona), prediletto dai pescatori; ancora
negli anni '60 si sono pescati qui cavedani di oltre 13
kg.
SOSTA 1 - EX CAVA PARADISA
Vi si accede attraverso un sentierino di cacciatori
partendo dalla casa omonima, risalendo per circa 100m a N
e scendendo altri 100 m a E fino al piano della vecchia
cava pre-bellica. Stare a debita distanza dalla ripida
parete, da cui cadono grossi blocchi, soprattutto nelle
ore del disgelo o dopo intense precipitazioni.
Lungo l'alta parete di cava sono esposti i banchi
(cicli) gessosi a partire dal III, sulla sinistra (Fig.
2). Si distinguono a sinistra i cicli
selenitici a grossi cristalli molto spessi e a destra
quelli a fini cristalli aciculari più sottili. Fra
questi spiccano due livelli più chiari di gesso caotico,
testimoni di due frane geologiche sindeposizionali (slumps).
Volgendosi dalla parte opposta verso i paesi di Borgo
Tossignano e Tossignano nel letto in erosione del Fiume
Santerno, con acqua chiara, si osservano gli strati
argillosi (messiniani e tortoniani) sottostanti ai gessi.
Essi sono contorti e compongono una analoga frana
geologica sottomarina ancora più spessa.
Ritornando al sentiero dei cacciatori, per riprendere
la salita al piccolo passo fra le due rupi gessose, si
vedono (a occhio nudo o meglio con una lente) i finissimi
intrecci biancastri di tuboli algali ("struttura a
spaghetti") sovrapposti in lamine millimetriche,
cementati da grandi cristalli non geminati di gesso scuro
o giallastro, che sono caratteristici dei primi due cicli
(Fig. 3-4).
Superato il passo, dopo una ripida discesa si segue il
sentiero al bordo del frutteto verso O.
SOSTA 2 - RUPI DI CASA GESSI
Per accedervi il sentiero costeggia tre piccole valli
cieche pensili incise nelle Argille Azzurre del Pliocene
e chiuse dalle bancate gessose.
L'escursionista noterà che qui le rupi gessose sono
costituite solo dai cicli selenitici spessi (fino al IV o
V), sopra i quali compare direttamente la Formazione a
Colombacci molto sottile (conglomerati e sabbie, marne,
argille) oppure le Argille Azzurre plioceniche
(riconoscibili con una lente perché piene di
microfossili calcarei).
Si riprende il sentiero che diventa una carrareccia
per circa 700 m fino al passo presso casa Debolezza. La
salita è pressoché terminata e il toponimo, indice di
antiche tribolazioni, invita a una pausa rinfrescante e,
magari, a uno spuntino sull'erba.
SOSTA 3 - MINI-HORST DI DEBOLEZZA
Il nostro escursionista rinfrancato si sentirà un
poco esploratore e resterà ammirato dai due superbi
panorami uno a N sui calanchi del Rio Mescola, l'altro a
S con vista aerea sui grandi meandri incassati del Fiume
Santerno.
Lungo i calanchi del Rio Mescola è disegnata una
sezione geologica naturale in cui si vedono lenti di
conglomerati e sabbie incise a varie altezze dentro le
Argille Azzurre del Pliocene medio (Fig.
5); le lenti in genere sono più spesse a
sinistra (O) e tendono a chiudersi a destra (E) prima di
raggiungere il Fiume Santerno. Questo che si vede lungo
il Rio Mescola vale anche per alcuni valli parallele a N
rappresentate nella carta (Fig.
6).
Carta e immagine documentano che le lenti
conglomeratiche sono riempimenti grossolani di canali
alimentati da rilievi a O della linea del Sillaro e che
terminavano a E dentro al bacino delle argille marine
profonde del Pliocene imolese.
Ritornato coi piedi a terra, dopo questo fantasticare,
il nostro esploratore si accorgerà che alla Debolezza,
non sta calpestando più gesso ma argilla. Come d'incanto
il gesso è sparito e ricompare solo quasi 200 m a O. E'
questa una delle tante evidenze di mini-Horst (un termine
tedesco che significa pilastro), cioè di un blocco
roccioso, delimitato da faglie, più sollevato di quelli
adiacenti, in cui i banchi gessosi non si sono deposti o
sono stati erosi, di modo che le argille del
Tortoniano-Messiniano sono direttamente a contatto con
quella del Pliocene. Perché, si dirà? Qualcosa di
assolutamente identico è avvenuto nell'ultimo milione di
anni nel Canale di Sicilia, e analogamente viene spiegato
qui nella Vena del Gesso come prodotto dei movimenti di
blocchi che avvenivano durante la sedimentazione.
Costeggiando l'omonima dorsale lungo il sentiero a N
(oppure lungo la strada bianca a S durante la cattiva
stagione) si arriva di fronte al Monte Penzola.
SOSTA 4 - MONTE PENZOLA
E' la massima quota dell'itinerario, 427 m s.l.m.,
segnata da una croce metallica, esso
rappresenta la parte occidentale della Vena del Gesso.
L'intera dorsale è oggi fittamente boscata, mentre
fino agli anni '60 era praticamente spoglia di
vegetazione, usata per le esigenze di riscaldamento e
domestiche della popolazione ancora stabilmente residente
nelle case di collina. E' un buon, esempio di come la
ricostituzione naturale del bosco su un substrato gessoso
possa avvenire nell'arco di una generazione.
I pochi esemplari di roverella, carpino nero,
orniello, unitamente ad altri arbusti (pruni,
biancospino, ecc.), relegati nelle aree meno fertili,
hanno infatti prontamente riconquistato i terreni
abbandonati con la diffusione spontanea dei loro semi.
Sul piano geologico il Monte Penzola rappresenta un
esempio spettacolare di raddoppio tettonico (o
sovrascorrimento) della successione gessosa visibile sul
lato SO della cima (proprio come avviene per famose le Gipfelueberschiebungen
delle Dolomiti). Osservando la cima dalla strada bianca
100-200 m a S di casa Budriolo si vedono i primi 5 cicli
gessosi inclinarsi verso l'alto a destra e sovrapporsi,
tagliandoli, ai primi 6 cicli che formano la parte
orientale della dorsale (Fig.
7).
La situazione tettonica è ancora più complicata sul
lato N della cima, dove comunque si osserva la Formazione
a Colombacci che sigilla il sovrascorrimento, definendone
quindi l'età di formazione intorno a 5 milioni di anni
fa. Se ci si porta in prossimità del piano di
scorrimento si trovano testimonianze frequenti di gesso a
fibre biancastre lucenti e sottili, la sericolite, che è
un prodotto di ricristallizzazione del gesso sottoposto a
sforzo di taglio.
SOSTA 5 - BLOCCHI DI FRANA SOTTOMARINA DEI CASETTI
TAGLIAFERRI
Sono due grandi blocchi arenacei giallastri
stratificati visibili, nella maniera più spettacolare,
al pomeriggio, dal punto 5 lungo la strada bianca a S di
Budriolo. Sono frammenti di riempimenti arenacei di
canali di una conoide sottomarina, scivolati dal ciglio
di una scarpata di faglia quasi verticale forse per
alcune decine di metri e arrestatisi sopra le argille del
bacino tortoniano (Fig. 8). Al piede di un
blocco si vedono le argille arricciate per effetto
dell'impatto del blocco scivolato con una rotazione di
circa 300 (Fig. 8-10). Al tetto
del blocco gli strati argillosi successivi hanno in breve
tempo colmato e riportato in piano la contropendenza del
blocco ruotato.
Ritornati lungo la strada bianca fino a Debolezza con
splendida vista sul Santerno, Borgo Tossignano e
Tossignano, si scende tra vigneti e frutteti fino a Casa
Gatti presso il termine della grande ansa del meandro
incassato di Campola (qui ci sono resti ben conservati di
un molino cinquecentesco).
SOSTA 6 - MEANDRO DI CAMPOLA
Lungo la ripida parete, scavata nelle argille
tortoniane sul fianco esterno del meandro per scalzamento
al piede ad opera del fiume, si osservano straterelli
più marnosi o arenacei che disegnano ampie pieghe
continue e disarmoniche testimoni delle più antiche e
imponenti frane sottomarine viste nell'itinerario.
In questo tratto del Santerno non è raro vedere il
Martin pescatore e negli ultimi anni '80 ha cominciato a
nidificare l'Airone cinerino (Fig. 11).
SOSTA 7 - ALVEO DEL SANTERNO
Sull'alveo del fiume, in condizione di magra,
affiorano a tratti le argille marnose con qualche strato
di argille bituminose scure, odoranti intensamente al
taglio fresco e ricche di lische e scaglie di pesci ben
conservate. E' questo il primo timido annuncio di quella
rivoluzione ambientale che all'inizio del Messiniano
porterà a sempre più frequenti periodi di mancanza di
ossigeno (anossia) sul fondo dei mari mediterranei,
accompagnati da grandi fioriture algali (simili
all'eutrofia attuale dell'Adriatico) e infine alla
formazione delle evaporiti gessose saline.
Per la strada bianca, il ponte Bailey e il sentiero
lungofiume destro, si arriva all'ansa a monte del ponte
sulla SS 610 a Borgo Tossignano.
SOSTA 8 - ALVEO DEL SANTERNO
In condizione di magra, sull'alveo in persistente
erosione sono esposti gli strati argillosi e più
raramente sabbiosi al limite Tortoniano/Messiniano (Fig. 12 e Fig. 13). Si
individuano accumuli di antiche frane sottomarine
(slumps), faglie, strati bituminosi scuri, strati
argillosi chiari pieni di candide conchiglie piatte di
Pteropodi e infine, a poca distanza dallo spuntone di
gesso di "Sassdel", un orizzonte più
resistente, gialliccio di calcara in lamine millimetriche
o brecciato; anch'esso ripiegato da una frana sottomarina
("calcare di base"). I grandi blocchi di gesso
al bordo sinistro dell'alveo sono franati all'improvviso
dal retrostante spuntone una mattina d'inverno del 1976 (Fig. 14 e Fig. 15).
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fig.
1 |
fig.
2 |
fig.
3 |
fig.
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fig.
5 |
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fig.
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7 |
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fig.
10 |
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fig.
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12 |
fig.
13 |
fig.
14 |
fig.
15 |
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fig.
1 - Itinerario 1A (base CTR Emilia-Romagna, 1976) |
fig.
2 - L'ex Cava Paradisa, di fronte a
Borgo Tossignano (cfr. Fig.
5 F. Ricci Lucchi:
Origine
e storia del gesso). (foto P. Lucci, Speleo GAM) |
fig.
3 - Tappeti algali fossili (stromatoliti) gessificati. (foto G.B. Vai) |
fig.
4 - Dettagli in sezione sottile
dei filamenti algali rivestiti di finissimi
granuletti calcarei opachi e cementati da gesso
limpido in grandi cristalli. La barra nera è 1
mm. (foto P. Ferrieri e G.B. Vai) |
fig.
5 - Lenti di sabbie e conglomerati
giallicci nelle Argille Azzurre del Pliocene
medio, Rio Mescola. (foto G.B. Vai) |
fig.
6 - Carta geologica schematica dell'Imolese. B.Pli.l. = base Pliocene inferiore.
(G.B. Vai, 1975) |
fig.
7 - Ripetizione tettonica per
sovrascorrimento (indicato nella freccia) della
successione gessosa in cima a Monte Penzola, nella
valle del Santerno (cfr.
Fig.
12 G.B. Vai: La storia deformativa dei
gessi). (foto
G.B. Vai) |
fig.
8, 9, 10 -
Grandi blocchi arenacei giallastri franati, in
condizione sottomarina, nelle argille grige del Tortoniano,
Santerno, ansa di Campola. (foto
G.B. Vai) |
fig.
11 - L'ansa o meandro di campola, Santerno, zona di nidificazione dell'Airone
cinerino. (foto G.B. Vai) |
fig.
12 - La stretta del Santerno a Borgo Tossignano, col substrato argilloso al limite
Tortoniano/Messiniano affiorante in alveo. (foto
G.B. Vai) |
fig.
13 - Alternanza di argille bituminose
scure e argille grige del Messiniano inferiore,
tagliate da una piccola faglia, alveo del
Santerno a Borgo Tossignano. (foto G.B. Vai) |
fig.
14 - La rupe gessosa di
"Sassdel" sul Santerno a Borgo
Tossignano prima dell'ultimo crollo. (foto
G.B. Vai, 1970) |
fig.
15 - La stessa rupe gessosa della Fig.
14 dopo il crollo del 1976. (foto G.B. Vai,
1984) |
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Itinerario 1B -
Tossignano, la Sgarba e la Riva di
San Biagio
L'itinerario può essere frazionato in tre parti. Si
parte sempre da Borgo Tossignano con trasferimenti in
auto per tutta la prima frazione di alto valore
panoramico-paesaggistico. Nella seconda e terza frazione,
di maggior interesse scientifico, si abbandona l'auto nei
pressi di casa Grappolina e si procede a piedi.
A) - Da Borgo Tossignano a Tossignano, Compiuno
e Ca' Budrio
TRATTO BORGO TOSSIGNANO-TOSSIGNANO
Si attraversano vari lembi di terrazzi fluviali sempre
più antichi conservati in maniera privilegiata nella
stretta gessosa del Santerno.
SOSTA 1 - CA' COLOMBAIA
E' una sosta indicata per disabili, o in caso di
maltempo, in quanto consente la vista diretta del gesso
selenitico da un autoveicolo lungo la strada o l'accesso
alla casa.
SOSTA 2 - MACELLO-CAMPOMORO
(consigliata al pomeriggio). Il sentiero conduce ad un
punto panoramico detto "e Tramusass" (forse in
ricordo di un terremoto), da cui si domina la forra
selvaggia del Rio Sgarba e la svettante Riva di San
Biagio.
TRATTO 2-3
Lasciando l'auto a Tossignano (completamente
ricostruito, in parte com'era, dopo le distruzioni
belliche) raggiungere il ciglio meridionale del paese al
Monumento ai Caduti o a Villa S. Maria e da qui alla
passeggiata panoramica della "Grotta di
Lourdes" e del Torrione di Caterina Sforza. Da
ognuno di questi punti c'è una splendida vista sulla
Riva di San Biagio (Fig. 17) e in
particolare su una grande faglia che abbassa i banchi
(cicli) gessosi sottili sul lato N fino a giustapporli a
quelli spessi sul lato S (Fig. 18).
SOSTA 3
E' il punto panoramico privilegiato sull'intero tratto
di Vena del Gesso che va da Gesso-Monte Penzola sul
crinale col Sillaro (guardando verso O) alla Riva di San
Biagio-Monte del Casino sul crinale col Senio (verso E).
In particolare, si noti la estrema frammentazione
tettonica della Vena a O di Borgo Tossignano e la sua
unitarietà a E di Tossignano-Sgarba. Da qui si può
scendere a piedi alla forra della Sgarba ricollegandosi
alle altre due parti dell'itinerario.
Procedendo in auto si fa sempre più affascinante la
panoramica frontale della forra del Rio Sgarba (con
ripido profilo a V) e della Riva di San Biagio, tagliata
da due faglie vistose, una longitudinale alla Vena (punto
11) e una trasversale (punto 8).
SOSTA 4
Consente la salita a piedi alla faglia del punto 8
ricollegandosi alle altre due parti dell'itinerario.
SOSTA 5 - PIEVE E CASTAGNETO DI CAMPIUNO
L'ultimo parroco della Pieve, don Silvio Severi, ha
ordinato nel giardino una collezione di pseudonoduli che
simulano la forma di grandi pesci. In realtà si trovano
dentro il vasto corpo lentiforme di sabbia gialliccia che
costituisce gran parte del versante di Campiuno (e che
giustifica la fama delle castagne e del sangiovese
omonimo).
Nuclei occasionali di cristallizzazione (un ciottolo
d'argilla, un guscio di mollusco, ecc.) favoriscono una
graduale cementazione radiale delle sabbie che produce
così entro la sabbia tutta una serie di corpi che vanno
dalla sfera perfetta (spesso usate per ornare i chiostri
delle case patrizie) agli ellissoidi a forma di pesce.
Il castagneto di Campiuno, uno dei più bassi della
Romagna, vegeta su suoli provenienti da arenarie poco
cementate, profondi e ben drenati, favorevoli alla
presenza di questa specie. E costituito da un esteso e
suggestivo gruppo di piante secolari, innestate con
varietà da frutto (var. "marrone"), relitto di
complessi ben più estesi, presenti ancora nel secolo
scorso in prossimità dello spartiacque tra il Santerno
ed il Senio. Su molti fusti, a circa 1-2 metri da terra,
sono ancora ben visibili i segni dell'innesto. Questo
castagneto era ed è rinomato nella zona per la bontà e
la dimensione dei suoi frutti. Dopo un periodo di
abbandono, è oggi attentamente curato dalle proprietà e
costituisce una importante testimonianza storica di
questa coltura (Fig. 19). Altri
interessanti esempi di castagneti tradizionali si
ritrovano ancora più a N, sulla Vena, nei versanti
settentrionali meno acclivi, tra Monte del Casino, Ca'
Budrio e Sasso Letroso.
Si prosegue in auto fino al crinale fra Santerno e
Senio (fuori carta). Da qui a piedi lungo una strada
bianca e il sentiero di crinale, si raggiunge Ca' Budrio.
SOSTA 6 - SELLA DI CA' BUDRIO
La sella di Ca' Budrio è la copia, a scala ridotta,
della più conosciuta sella di Ca' Faggia, posta nella
dorsale tra Senio e Lamone, sopra la valle cieca del Rio
Stella, tra Monte della Volpe e Monte Mauro. In entrambi
i casi ci troviamo di fronte a due paleovalli fluviali
che incidono la dorsale gessosa in fasce minutamente
fratturate da dislocazioni tettoniche. Anche nella sella
di Ca' Budrio sono evidenti le morfologie carsiche: la
grande dolina che occupa l'intera sezione
"valliva" fu citata nel 1917 da Marinelli come
"del solito tipo delle cavità di erosione dei
gessi". Sul bordo orientale della dolina si apre un
ampio e pittoresco sottoroccia, utile riparo in caso di
maltempo. Qui si trova l'ingresso dell'Abisso "A.
Lusa": uno stretto e sinuoso budello nel gesso
immette in una delle più profonde grotte dei gessi
romagnoli (116 metri). L'Abisso Lusa, unitamente
all'inghiottitoio ad O di Ca' Siepe, è parte del grande
complesso carsico (oltre 240 metri di dislivello) che fa
capo alla Risorgente del Rio Gambellaro.
SOSTA 7 - SEZIONE STRATIGRAFICA DEL MONTE DEL CASINO
E' di grande interesse scientifico internazionale
rappresentando un riferimento biostratigrafico e
geocronologico della successione marina al passaggio fra
i Piani Standard Tortoniano e Messiniano prima dei gessi
(Fig. 20). Qui infatti
sono stati trovati sottili livelli ricchi di minerali
cristallizzati da una cenere vulcanica ardente e caduti
in mare intercalandosi alle argille ricche di fossili.
Questi consentono di datare come tortoniane e messiniane
le argille; i minerali vulcanici, invece, consentono di misurare in
base al loro decadimento radioattivo, quanti milioni di
anni hanno quei fossili; per la precisione circa 7, al
limite fra Tortoniano e Messiniano (Fig. 21).
Da qui si può seguire a ritroso l'intero percorso B
sia a ridosso che sul crinale della Vena, attraverso (8),
(11), (10) e (9) ritornando a Borgo Tossignano o a
Tossignano. Oppure si può compiere a piedi parte del
percorso C fino alle Banzole (12).
Attraverso Ca' Budrio ci si può collegare anche con
l'Itinerario 2A.
B) - La Sgarba e la Riva di San Biagio
Accesso in auto da Borgo Tossignano e Tossignano,
quindi a piedi (e/o cavallo) partendo da (3) o (2).
Accesso diretto a piedi anche attraverso (9).
SOSTA 10 - MINI-GRABEN DELLA SGARBA
Lungo la forra affiora tutta la successione dei 16
cicli gessosi, mentre a Tossignano e all'inizio della
Riva di San Biagio parte dei cicli superiori non sono
presenti.
Si vedono le faglie che abbassano la successione nella
forra (e che indirettamente hanno favorito l'erosione
lungo la stessa) e rialzano quelle dei fianchi.
Spettacolare, in particolare, una faglia sulla sinistra,
che giustappone due cicli di ugual spessore (il V e il
VI) ma di composizione e aspetto diverso ai due lati
della faglia (uno massiccio a grossi cristalli
selenitici, l'altro laminato a piccoli cristalli
aciculari).
Alla sua imboccatura meridionale la forra è imponente
coi grossi blocchi franati sotto cui si infiltra il
torrente, in un suggestivo percorso semi ipogeo,
purtroppo distrutto più a valle dalla attività della
ex-Cava SPES.
E' interessante osservare la fitta e rigogliosa
vegetazione igrofila e mesofila che si riscontra lungo il
percorso del torrente, con pioppi, salici, carpini, ecc..
Verso l'alto, nelle esposizioni più assolate, si
osservano invece elementi floristici termofili (leccio,
roverella, ecc.).
SOSTA 11 - CANOVA LATRINE
Salendo si può ammirare da vicino la grande faglia
longitudinale col lembo verso N abbassato e quello verso
S alzato (Fig. 18). Salendo si
costeggia un imponente ripido conoide formato dal crollo
di grossi blocchi di gesso (Fig. 17).
SOSTA 8 - SASSETTA
Salendo dalla Sassetta fino al passo omonimo si
attraversa la faglia trasversale della Rocchetta. Il
rigetto verticale (spostamento verticale lungo il piano
di faglia) che pur supera i 40 m non è molto
apprezzabile da lontano; ma, quando si arriva sul passo,
mentre a E c'è il IV ciclo (grandi cristalli di
selenite) a O c'è quello VI (fini cristalli aciculari e
noduli gessosi). La faglia ha anche una componente di
rigetto orizzontale sinistro, visibile pure in carta
dalla deflessione dell'asse della Vena (Fig. 22).
Da qui ci si può ricollegare al percorso C verso le
Banzole (12) oppure A verso (4); ma anche scendere lungo
la cresta della Vena fino alla ex Cava SPES (9)
(all'apice del conoide visto prima si incontra un lembo
di Formazione a Colombacci appoggiato direttamente sul VI
ciclo gessoso), oppure salire in cresta o al piede della
Vena fino al Monte del Casino (7) e Ca' Budrio (6).
C) Da Borgo Tossignano alla Sgarba e le
Banzole-la Rocchetta
Accesso in auto fino a casa Grappolina, poi a piedi,
in mountain-bike o a cavallo.
SOSTA 9 - EX CAVA SPES
Vi si può studiare una delle sezioni più complete e
meglio esposte della successione dei cicli gessosi, che
qui è stata interpretata. Anche qui, come alla vecchia
Cava Paradisa, sono ben visibili i due livelli biancastri
caotici di colata fossile; si chiuderanno poco più a E
(Fig. 23).
Se la coltivazione mineraria, parte in galleria e
parte a cielo aperto, ha favorito gli studi geologici e
la collezione di fossili (soprattutto pesci) e minerali,
essa ha però compromesso seriamente il versante destro
della forra. Qui ci sono anche persistenti pericoli di
crolli, per cui si consiglia la massima attenzione nella
visita, con permesso, tenendosi a distanza di sicurezza
dalle pareti esposte ed evitando di salire ai gradoni
superiori. Il versante sinistro invece è intatto e di
grande interesse naturalistico.
Nei punti morfologicamente favorevoli (ripiani,
piccole terrazze, ecc.), si ritrova una vegetazione
arborea ed arbustiva di bassa statura, tipica di queste
grandi balze rocciose: roverella, ginepro, nonché
terebinto e leccio nelle esposizioni più assolate.
SOSTA 12 - LE BANZOLE E LA ROCCHETTA
Una villa e una vecchia chiesa in rovina, in mezzo e
al piede di un folto bosco rivolto a N, che, nonostante i
tagli sconsiderati di alcuni anni orsono, è uno
splendido esempio di come l'abbandono del ceduo, in
condizioni favorevoli di substrato gessoso, consenta un
rapido e rigoglioso recupero del bosco.
In effetti, oggi il bosco, pur manifestando la sua
origine dal ceduo, ha acquisito notevoli valori estetici,
ecologici e paesaggistici.
SOSTA 13 - LA RISORGENTE CARSICA DEL RIO GAMBELLARO
La Risorgente del Rio Gambellaro si apre al vertice
settentrionale dell'affioramento dei Gessi di Monte del
Casino: le acque che ne scaturiscono si gettano nel Fiume
Santerno, dopo un percorso subaereo di circa 4 km, a S
dell'abitato di Codrignano.
L'ingresso della cavità, a quota 153 m, è
raggiungibile attraverso il sentiero che scende da Ca'
Calvana con direzione NO verso il fondovalle: si tratta
di uno sprofondamento che immette in una galleria, non
più percorsa dalle acque, ampia 5-6 m ed alta in
media 4 m. Esistono altri due ingressi a quota
più alta, sulla destra idrografica di una marcata
incisione paleocarsica. Lo sviluppo complessivo della
grotta è di 216 m, il dislivello, positivo, 6 m.
La Risorgente del Rio Gambellaro è importante in quanto,
come accade per tutte le risorgenti perenni della Vena
del Gesso (Tanaccia, Rio Cavinale, Rio Basino), il bacino
carsico che la alimenta è di superficie consistente.
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